giovedì 30 aprile 2015

Un invalido scrive alla Boldrini: "Sono rimasto senza lavoro". E lei gli manda la polizia a casa

Un post innocente su Facebook viene spacciato per minaccia di terrorismo. E Montecitorio gli manda a casa gli agenti.
"Orfano da venerdì, senza lavoro da mesi, prossimo ad andare a mangiare alla Caritas. Per uno di 43 anni come me, anche se invalido, non c'è possibilità di lavoro...
ora dimmi tu, cara Boldrini, secondo te sono prossimo a fare un macello?". Lo ha scritto su Facebook, sul profilo del presidente della Camera Laura Boldrini. Uno sfogo, niente di più. Eppure Lady Boldrini non l'ha presa bene. Tanto che a casa del disabile si è presentata la polizia per chiedere di rendere conto del post.
Nessuna violenza, nemmeno verbale. Il commento postato da Felice Ferrucci su Facebook non conteneva niente di che, tantomeno conteneva minacce alla Boldrini. Si trattava, appunto, di uno sfogo di un 43enne in difficoltà. Un uomo che ha perso il lavoro e che, per questo, è costretto a rivolgersi alla Caritas per avere un piatto caldo da mettere sotto i denti. Alla Camera, però, non l'hanno preso per quello che è. E, lo scorso 17 aprile, la polizia si è fiondato a casa di Ferrucci che, come riportato dal sito Imolaoggi, ha accolto attonito le forze dell'ordine allertate dallo staff di Montecitorio che aveva ritenuto il post "a rischio terrorismo".
"Sono arrivati in casa mia senza mandato e senza neppure aver letto il commento che avevo scritto - ha raccontato Ferrucci - quando gli ho raccontato cosa era successo ovviamente sono andati via". Una volta che gli agenti lo hanno lasciato da solo in casa, Ferrucci si è riattaccato al computer e, sempre su Facebook, ha scritto: "Anche un ragazzetto avrebbe inteso il sarcasmo e l' ironia... certo che a Roma a 200mila euro l'anno non avete niente da fare".
di Sergio Rame (Giornale)

martedì 28 aprile 2015

Ciambetti: riforma elettorale, selva oscura della lunga notte della democrazia

A settant’anni la democrazia non era vecchia, Malandata certo, ma non da rottamare, da curare. La Democrazia è una di quelle piante che riescono a rigenerarsi, trovando in sé la linfa vitale per continuare a crescere e svilupparsi, ma solo se esiste il rispetto delle opinioni altrui, la capacità di ascolto e dialogo e un profondo senso etico e morale.
Quando ciò non accade, quando si reputa la propria  idea e persona al di sopra di tutto e tutti le cose si mettono male e lo vediamo bene in queste ore convulse in cui si vorrebbe imporre al  Paese una sedicente riforma elettorale, una truffa che fa riandare la mente al programma della P2 e della massoneria deviata.
Quando la democrazia  è malata e non trova i suoi pilastri fondamentali che dovrebbero essere gli anticorpi contro le deviazioni e tentazioni totalitariste, può accadere che parassiti riescano ad avere la meglio e la pianta s’ammala.  Anche il giovane che si reputa grande statista, la parlamentare dalla carriera fulminea, l’inetto di turno che non si rende conto d’essere l’utile idiota al servizio di questo o quel potentato possono diventare parassiti mortali: l’elevata autostima di costoro impedisce di vedere e capire i pericoli a cui espongono il Paese e ha ragione Crozza a dire che se Berlusconi avesse anche solo ventilato una svolta di questo genere l’Italia intera sarebbe stata paralizzata e l’opinione pubblica monopolizzata dai vari soloni, oggi silenti o impotenti.
La democrazia italiana è (era?)  ancora troppo giovane, aveva superato certo grandi prove,  come l’attacco del terrorismo politico, ma  non traggano in inganno i suoi settant’anni che non sono molti se comparati ai processi che altre nazioni, seppur tra alti e bassi, hanno sperimentato ad iniziare dal Regno Unito capace, diversamente dall’Italia, d’affrontare anche sfide eccezionali come il recentissimo referendum per l’Indipendenza della Scozia: un Paese democratico non ha paura delle urne elettorali. In Italia, invece, si fa in modo di disinnescare il potenziale democratico delle elezioni. Ecco perché riecheggiano ancora a Roma, funeste, le parole “Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento…”  Dietro la faccia simpatica e scanzonata del principino toscano  si celava ben altro personaggio: una specie di Jekyll and Mr. Hyde che oggi ci ha ricordato quella pagina in cui Machiavelli attribuisce a Cosimo de’ Medici  il detto per cui gli Stati non si governano coi pater noster in mano quasi a volerci dire che il politico non può svolgere la propria azione seguendo i precetti della morale e dell’etica. Spregiudicatezza tutta toscana, velenosa o, come avrebbe detto in un suo ben noto dramma, Les mains sales, Jean Paul Sartre per il quale chi fa politica non può fare a meno di sporcarsi le mani e, aggiungo io, la coscienza. Mentre il Paese avrebbe bisogno dell’impegno corale per combattere la disoccupazione, risistemare la materia pensionistica, restituire dignità agli esodati, costringere le banche a dare credito a famiglie e imprese c’è chi tenta vergognosi colpi di stato cambiando le regole senza rispettare le minoranze. In Veneto cambiammo la legge elettorale nel 2012 con 45 voti favorevoli, 1 contrario. A Roma anche i numeri danno torto al dottor Jekyll o Mr Hyde e signora. Boschi, s’intende, il cui nome, toscanamente, sembra introdurre a quella selva oscura della lunga notte della democrazia.
Roberto Ciambetti, assessore Regione Veneto

domenica 26 aprile 2015

Veneti sconvolti! Giletti lascia la Moretti e strizza l'occhio alla D'Urso

ROMA. Massimo Giletti e Alessandra Moretti non sono più una coppia. A riferirlo è il settimanale OGGI che ha raccolto i rumors che rimbalzano nei corridoi Rai e per tutto il Veneto. Pare che il conduttore tv non gradisca l’assenza della candidata governatrice del Veneto. Visto che lei è assiduamente impegnata nella campagna elettorale, che la distrae dall’amore. Non solo: il supergossip racconta anche di un pericoloso avvicinamento tra Massimo Giletti e Barbara D’Urso.
GdV 24.04.2015

Ciambetti: Pax Tibi, promessa di un impegno

“Pax Tibi…”il motto che campeggia nel libro della profezia del Leone di San Marco è un invito a tutti a riflettere in questa giornata, il 25 aprile, così densa di ricordi ed eventi. Liberiamo quel giorno dalla retorica strumentale e restituiamolo alla memoria collettiva in tutta la sua straordinaria portata. San Marco non è solo Patrono di Venezia, è Patrono del Veneto e in questo giorno riecheggia la grande storia veneziana e di quella Repubblica che per secoli fu bandiera di civiltà.
Pax Tibi: in una sorta di specchio laico, le parole del motto custodito dal Leone marciano si riflettono nella dedica che Leo Valiani scrisse nel 1946 nel pubblicare il suo diario del periodo clandestino: “A Duccio Galimberti, per tutti i caduti,/della nostra parte e dell'altra” quasi ad auspicare la riconquista della speranza e la volontà di ricostruire il paese pacificato sotto l’egida della democrazia. “Pax Tibi”, sì, quasi una promessa di impegno, un impegno di pace nel rispetto e nella democrazia, la grande vincitrice dello scontro che aveva insanguinato l’Europa lasciando tracce indelebili. 
I veneti quella democrazia non solo seppero conquistarla ma riuscirono anche a coglierne gli stimoli e le opportunità, grazie anche agli aiuti che il governo statunitense fece giungere in maniera alquanto sostenuta con il Piano Marshall. Ma fu merito della nostra gente, delle nostre istituzioni e  degli attori sociali se nel volgere di pochi decenni i Veneti furono in grado di trasformare una società povera, per molti aspetti arretrata e legata alla cultura contadina, in un moderno motore di economia, cultura e civiltà proiettato verso il futuro: non in tutte le regioni e non in tutte le parti d’Italia avvenne così e non certo per colpa dei veneti.  Il Veneto del mondo del lavoro, della democrazia, dell’impegno politico onesto contribuì in maniera decisiva alla grande e faticosa conquista dello stato democratico, il welfare, così duramente messo in discussione in questi  ultimi anni: fu una conquista sociale che vide i veneti protagonisti.  Il 25 aprile del 1945, giorno di San Marco, la memoria storica del Veneto si arricchì dunque di una ulteriore e straordinaria pagina di storia, che coincide nel calendario con un altro evento, l’avvio in Turchia nel 1915 delle deportazioni degli Armeni e l’inizio di quel genocidio che proprio in questi giorni si va commemorando pur nel silenzio e nell’assenza colpevole del governo italiano: Venezia, per il popolo armeno, fu custode della memoria storica e religione in quell’isola, Sal Lazzaro degli Armeni, ancor oggi un gioiello di cultura e serenità, ancora oggi punto di riferimento.  E come non pensare, allora, a Elio Toaff morto pochi giorni fa, ma primo rabbino della comunità ebraica di Venezia dopo la Seconda Guerra Mondiale? Figura tra le più importanti dell’ebraismoeuropeo, Toaff si ritrovò a guidare una comunità che usciva dalla tragedia della Shoah:  ma anche la comunità ebraica, come gli armeni, come i veneti, seppe far tesoro della nuova primavera.  Ben venga il 25 aprile, allora: “Pax Tibi”, non un motto, ma la promessa di un impegno. 
Roberto Ciambetti, assessore Regione Veneto

sabato 25 aprile 2015

Il 25 aprile in Veneto si festeggia San Marco evangelista

Il 25 aprile per Venezia e per i veneziani è una tradizione ben più antica dell'attuale festa nazionale: è la festa di San Marco, santo patrono della città. 
Le reliquie di San Marco furono trafugate da Alessandria d'Egitto e trasportate a Venezia nel 828 da due leggendari mercanti veneziani: Rustico da Torcello e Buono da Malamocco.
Si racconta che per trafugare il corpo di San Marco i due mercanti lo abbiano nascosto sotto un carico di carne di maiale, che riuscì a passare senza ispezione la dogana a causa del ben noto disprezzo dei Musulmani per questo alimento.
La reliquia di San Marco fu accolta con grande gioia a Venezia, non solo per la sua funzione di attrarre pellegrini da tutta Europa a Venezia, ma anche perché la storia veneta racconta che proprio l'evangelista Marco, mentre era in vita, avrebbe evangelizzato le genti venete divenendone patrono.
San Marco divenne così il patrono e l'emblema della città assumendo le sembianze di un leone alato che brandisce una spada e stringe tra le zampe un libro sulle cui pagine aperte si legge: Pax Tibi Marce Evangelista Meus,  Pace a Te o Marco Mio Evangelista.
Ai tempi della Repubblica Serenissima, il 25 aprile si svolgeva una processione in Piazza San Marco cui partecipavano autorità religiose, civili e rappresentanti delle arti, ma i festeggiamenti si svolgevano anche il 31 gennaio, giorno in cui venne trasportato a Venezia il corpo del santo e il 25 giugno, giorno in cui avvenne il ritrovamento delle sue reliquie nella Basilica di S.Marco.
Ormai la commemorazione religiosa si svolge solo il 25 aprile, data della morte di San Marco, ma ancora oggi si festeggia con una processione nella Basilica di San Marco, alla quale partecipano le autorità religiose e civili della città.
Il 25 aprile a Venezia è anche la Festa del Bocolo ed è tradizione regalare un ‘bocolo’, cioè un bocciolo di rosa, alla donna amata. 

venerdì 24 aprile 2015

Vicenza. Profughi, un bando flop Trovati solo 35 posti letto

La prefettura cercava 795 sistemazioni; ne servono almeno altre 200. E adesso si punta  su convenzioni col privato sociale.
VICENZA. Trentacinque posti letto in più, almeno per ora. Finché si discute su quali misure adottare per fronteggiare l'arrivo dei profughi, le prefetture si rimboccano le maniche anche alla luce delle stime che vengono fatte dal prefetto Mario Morcone, il capo del dipartimento immigrazione del ministero dell'Interno. Il calcolo sui possibili arrivi nell'arco di quest'anno oscilla tra i 170 e i 200 mila migranti, una forbice molto ampia «sperando - assicura il capo dipartimento - che nel frattempo arrivi qualcosa che ponga un freno a tutto questo». Auspici, considerazioni, progetti. Per ora nulla di definitivo, fatta eccezione del fatto che, almeno in città, sono state aperte le buste del bando che scadeva il 17 aprile scorso, indetto nell'arco di poche settimane e che cercava 795 posti letto per un costo totale, per la collettività, di circa 7 milioni di euro. (...)
GdV 24.04.2015.

Alfano insulta Salvini e Meloni: "Bugiardi e... raffinati statisti"

Battibecco al veleno sull'ipotesi del blocco navale. Il ministro contrario: "Sarebbe un atto di guerra". La Meloni replica: "Incapace, dimettiti".
Violentissimo botta e risposta al veleno tra Angelino Alfano e Giorgia Meloni.
Interpellato sulla possibilità di attuare un blocco navale davanti alla Libia per fermare i barconi degli scafisti il ministro dell’Interno ha pesantemente insultato sia la Meloni sia Matteo Salvini che, nei giorni scorsi, avevano caldeggiato l'ipotesi. "Parole semplici utilizzate per dire bugie cosmiche", ha tuonato si microfoni di Agorà.
"Vedo una serie di raffinati statisti come Salvini e Meloni che propongono il blocco navale - ha commentato Alfano - una soluzione impraticabile nei termini in cui viene posta, perché, aveva spiegato il ministro, rappresenterebbe una la violazione di più convenzioni internazionali e quindi con la dichiarazione di stato di guerra". A stretto giro è arrivata le replica della presidente di Fratelli d’Italia che ha apertamente chiesto le dimissioni dell'esecutivo: "Provo sincera pena per Alfano, è una brava persona che si è ritrovata a ricoprire un ruolo fuori dalla sua portata".
Per la Meloni, un intervento militare a sostegno del governo di Tobruk, "per aiutarlo a riprendere il controllo delle coste e mettere in atto un blocco navale per impedire le partenze e distruggere i barconi degli scafisti, non è un atto di guerra" come, invece, sostenuto da Alfano.
di Sergio Rame (Giornale)

Accoglienza migranti, Regione Veneto: un ripetuto "no" in conferenza Stato-Regioni

Dopo la questione sollevata da Alessandra Moretti, la Regione Veneto in una nota ufficiale puntualizza che "onde evitare il persistere di interpretazioni maliziose e strumentali sull’atteggiamento coerente mantenuto in materia dal Presidente e dai membri della Giunta regionale, in più occasioni è stato ribadito che il Veneto, per bocca del suo Presidente dei suoi assessori, ha ripetutamente espresso un chiaro e risoluto “no” all’intesa sul piano di accoglienza dei migranti presentato dal Governo alle Regioni". E riassume in una serie di punti la situazione.
Il “no” della Giunta regionale era già stato preannunciato in riunioni della Conferenza delle Regioni il 16 aprile 2014, il 15 maggio 2014, il 12 giugno 2014, com’è facilmente desumibile dai verbali;
In data 10 luglio 2014 il Presidente del Veneto, presente alla riunione, ha espresso in sede di Conferenza delle Regioni il “no” dell’Ente al “Piano nazionale per fronteggiare il flusso straordinario di cittadini extracomunitari, adulti, famiglie e minori stranieri non accompagnati”, per una serie di motivazioni relative prevalentemente alla copertura finanziaria del piano (limitata al solo 2014) e alle modalità di riparto dei migranti per singola Regione. In particolare, il Presidente del Veneto contestava la proposta del Governo di ripartire i migranti secondo la medesima quota (il 7,28 per cento) utilizzata per il riparto del Fondo nazionale per le politiche sociali;
Il voto negativo del Veneto (analogo a quello espresso giorni fa sulla manovra del governo in materia sanitaria) era stato preceduto da un ampio e articolato dibattito inerente proprio le medesime questioni sollevate dal Presidente delle Regione Veneto;
Nella successiva riunione della Conferenza Unificata (cui partecipano anche Governo, Anci e Uppi) è stato confermato dalla Conferenza delle Regioni il parere positivo al piano del governo;
Per consolidata abitudine e per galateo istituzionale, è consuetudine che la Regione che ha espresso il “no” all’intesa non partecipi al voto in Conferenza Unificata al fine di evitare di bloccare l’intesa. Non risultano conseguentemente tracce nei verbali della presenza o di interventi sull’argomento dell’Assessore alla Sanità del Veneto, partecipante alla riunione solo per le materie di stretta ed esclusiva competenza, in quanto coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni;
Nel corso dei lavori della Conferenza Unificata l’assessore alla Lombardia, Garavaglia, quale coordinatore della Commissione Affari finanziari della Conferenza delle Regioni, ha espresso, e per molti versi condiviso, le motivazioni che hanno indotto il Veneto a non concedere l’intesa;
L’Assessore Garavaglia non ha espresso un voto positivo a nome del Veneto ma in sede di verbale ha sottolineato che “quanto (da lei, ndr) rappresentato” in materia di carente copertura finanziaria “è stato condiviso anche dalla Regione Veneto”.
La Giunta Regionale del Veneto, contrariamente a quanto affermato da esponenti politici, non ha mai ottenuto finanziamenti diretti per garantire accoglienza ai migranti. I fondi per l’assistenza e l’accoglienza sono gestiti dallo Stato che li ripartisce attraverso la rete delle Prefetture. L’intesa, pertanto, non prevedeva alcuna forma di finanziamento.
da VicenzaPiù

giovedì 23 aprile 2015

Morandi difende i migranti. Salvini: "Li ospiti a casa sua"

Il leader della Lega: "Visto che non gli mancano soldi e case dia il buon esempio: accolga e paghi di tasca sua!".
"Se Gianni Morandi è così attento alle esigenze degli immigrati, visto che non gli mancano soldi e case dia il buon esempio: accolga e paghi di tasca sua! Canta che ti passa...".
Matteo Salvini commenta così le parole del cantante bolognese sull’accoglienza dei migranti.
Morandi in un lungo post aveva difeso i nuovi arrivati mettendo a confronto i barconi di oggi con le navi degli italiani di inizio secolo e scrivendo: "Non dobbiamo mai dimenticare che migliaia e migliaia di italiani, nel secolo scorso, sono partiti dalla loro Patria verso l'America, la Germania, l'Australia, il Canada...con la speranza di trovare lavoro, un futuro migliore per i propri figli, visto che nel loro Paese non riuscivano ad ottenerlo, con le umiliazioni, le angherie, i soprusi e le violenze, che hanno dovuto sopportare! Non è passato poi così tanto tempo...".
I commenti al post del cantante però non erano stati tutti positivi. Tanto che il cantante ha fatto un altro post in cui si lamentava degli insulti e delle critiche ricevute. 
di Angelo Scarano (Giornale)

Schio (VI). Chiese e asili presi d'assalto dai ladri

Rubate offerte dei fedeli trovate in canonica e un amplificatore Tentato furto anche nella vicina chiesa del Redentore al cimitero.
Irrompono in chiesa a Magrè, sfondano le porte dell'oratorio a Santa Croce, si introducono perfino nell'asilo parrocchiale e tentano, senza riuscirci, di entrare nella chiesa del Cimitero invia del Redentore. Nel mirino dei ladri sono finiti gli edifici scolastici di Schio, con una preoccupante serie di furti che ai malviventi hnno fruttato soltanto poche decine di euro, ma causando però danni per diverse centinaia.
LA CHIESA. Sabato notte ignoti malviventi hanno messo a segno un colpo nella la chiesa di San Leonzio e Carpoforo nel centro storico di Magré. Hanno sfondato tre porte per riuscire a penetrare in sagrestia, creando danni per oltre un migliaio di euro. Una volta lì si sono messi subito alla ricerca nei cassetti e nelle ante. Hanno messo tutto a soqquadro fino a che non sono riusciti a mettere le mani su una scatola contenente del denaro.
All'interno c'erano circa 80 euro provenienti dalle offerte raccolte nei giorni precedenti e non ancora depositate. Non hanno toccato nient'altro, né i paramenti sacri né gli altro oggetti di culto, limitandosi a scappare dileguandosi. (...)
GdV 23.04.2015.

Emergenza profughi senza fine: il prefetto di Venezia "Accoglieteli nelle vostre case"

Centri d'accoglienza al collasso, il prefetto di Venezia: "I privati mettano a disposizione immobili e appartamenti".
L'emergenza profughi ormai assedia il Nordest da mesi, con tutte le province del Triveneto sommerse di nuovi arrivi ben oltre la capacità massima ricettiva.
Ora, sotto la spinta dei nuovi arrivi di disperati che sbarcano sulle coste della Sicilia, bisogna prepararsi ad accoglierne altri. A coordinare l'emergenza, tra gli altri, il prefetto di Venezia Domenico Cuttaia, che ha invitato oggi i privati a mettere a disposizione gli appartamenti "per sistemare, provvisoriamente, gli immigrati in arrivo dalla Sicilia".
In una nota sul proprio sito istituzionale, la prefettura del capoluogo lagunare si rivolge a una lunga serie di associazioni di categoria (ci sono Confindustria e Confartigianato ma anche Coldiretti e l'Associazione dei Piccoli Proprietari): la richiesta è quella di "segnalare le disponibilità di edifici, appartamenti, ambienti da adibire a sistemazione provvisoria delle persone". Ma attenzione: non si parla solo di infrastrutture ed immobili degli enti, ma anche dei privati.
La prefettura infatti chiede di "segnalare l'appello anche agli associati" delle varie sigle, badando a "segnalare che l'eventuale disponibilità potrà concretizzarsi in un rapporto contrattuale con la prefettura, nell'ambito delle convenzioni stipulate con gestori che prevedono da parte dello Stato il pagamento di un corrispettivo sino a 35 euro al giorno per migrante".
L'alternativa a un'accoglienza diffusa dei migranti sul territorio, ammonisce Cuttaia, è l'installazione delle famigerate tendopoli, che di certo non rappresenterebbero la soluzione migliore né per i migranti né per i residenti. Si tratta, certo, di "una pura ipotesi di extrema ratio" ma che "in alcune regioni confinanti costituisce già una realtà operativa".
di Giovanni Masini (Giornale)

mercoledì 22 aprile 2015

Salvini al campo rom: "Onu organismo inutile dia le case di nomadi"

Salvini porta una ruspa al campo di Scandicci. In piazza anche Nazione Rom: "Arrestiamo i leghisti"
"Diano loro le case ai rom". In visita a un insediamento abusivo di rom a Scandicci, in provincia di Firenze, il leader della Lega Nord Matteo Salvini tuona contro l'Onu che non muove un dito per fermare l'emergenza immigrazione nel Mediterraneo.
 "È l’organismo più inutile del mondo: ci costa 15 miliardi di euro - tuona - l'Italia è il settimo contribuente che dà i suoi soldi all’Onu". E propone: "Fosse per me, non gli darei una lira. Non ho capito che cosa fanno se non pontificare. Accogliessero nei loro palazzi di vetro i rom, se gli piacciono tanto".
Prima dell'intervento di Salvini all'area ex Cnr, dove si sono insediati rom e nomadi, un gruppo di leghisti fiorentini ha portato una ruspa e la ha posizionata davanti al cancello della recinzione che racchiude l’area. Un altro esponente leghista ha spiegato di aver noleggiato un’altra ruspa più grande: "Non appena vinceremo in Toscana cominceremo a garantire nuovamente la legalità". L’insediamento di Scandicci non è propriamente un campo rom, ma Salvini ha voluto comunque mandare un messaggio netto a tutti gli abusivi. A contestarlo si sono, invece, presentati alcuni esponenti dell'associazione Nazione Rom. "Il razzismo è reato, arrestiamo la Lega Nord" è lo striscione esposto da Marcello Zuinisi. Qualche insulto e inviti ad andarsene sono partiti contro gli esponenti di Nazione Rom. "Andate a lavorare", gli hanno urlato i leghisti.
"Quando saremo al governo - ha promesso Salvini - manderemo una letterina con scritto: entro tre mesi sgomberiamo questo o quest’altro campo rom. Ma lasciamo la possibilità al Partito democratico di adottarne qualcuno. Se la sinistra a Scandicci è preoccupata per la minoranza rom apra le porta di casa e ne prenda qualcuno". A proposito della ruspa piazzata dai militanti del Carroccio davanti all’insediamento, Salvini ha ironizzato: "Io non so guidare la ruspa. Ho la patente per l’autovettura. Chiediamo alle autorità locali il rispetto della legge, parità di diritti e di doveri. La ruspa è simbolo di lavoro e pulizia".
di Sergio Rame (Giornale)

Scuola, la ricetta del Pd: "Subito lezioni di arabo e insegnanti immigrati"

Il deputato Khalid Chaouki: "Per l'integrazione servono lezioni di cinese, arabo e spagnolo. E poi ci sono troppo pochi prof stranieri: all'estero sono molti di più".
Lezioni di arabo, cinese e spagnolo a scuola per favorire l'integrazione: è questa la ricetta proposta dal parlamentare piddì Khalid Chaouki.
Chaouki, che è di origini marocchine e musulmano, lo ha dichiarato questa mattina al talk show di Klaus Davi, Klaus Condicio, dove era invitato come ospite. Prima ha attaccato il ministro degli Interni Angelino Alfano, a cui ha addossato "la responsabilità del mancato coordinamento delle risorse europee destinate ai Cie".
Poi, parlando di scuola, ha preso a modello gli istituti bilingue tedeschi e inglesi: "dovremmo insegnare agli studenti italiani il cinese, l'arabo e lo spagnolo. "L’integrazione va costruita con una scuola che abbia dei reali obiettivi, che consenta ai nuovi italiani ormai cinque milioni, di integrarsi nella società - chiosa l'onorevole piddì - Il 10 per cento degli studenti è di origine straniera che però scolasticamente vive ai margini. All’estero i corpi insegnanti, penso all’Inghilterra ma tutti gli impiegati dello stato, consentono ai cittadini immigrati di dare un contributo alla vita civile. Da noi gli insegnanti immigrati sono quasi completamente assenti, le leggi sulla cittadinanza escludono i nuovi italiani. C’è un vizio di origine che implica l’esclusione e non l’inclusione".
L'esponente dem auspica inoltre "una scuola interculturale che sia aperta alle culture più importanti del nostro paese: è una grande opportunità". Chaouki, infine, ha attaccato anche l'Ordine dei giornalisti, tacciato di razzismo: "Non si fidavano di me perché arabo. In Italia se non sei italiano sei visto come un corpo estraneo".
di Ivan Francese (Giornale)

martedì 21 aprile 2015

Vicenza. Lo status di rifugiato solo per 60 profughi

La commissione esaminatrice ha finora emesso 150 decreti, ma 6 domande su 10 sono rigettate  Dal Vicentino solo una trentina di istanze in attesa.
VICENZA. Il riconoscimento della protezione internazionale è lo strumento fondamentale per chiarire se i migranti che arrivano hanno diritto al permesso di soggiorno per motivi umanitari o se gli viene riconosciuto lo status di profugo. Un lavoro complesso e, soprattutto, lungo. Finora dal Vicentino sono partite una trentina di richieste. Poche, se pensiamo alla mole di arrivi, ieri eravamo fermi - secondo i dati della prefettura - a quota 489 e nella mattinata nel Veneto ne sono “sbarcati” altri 50 e di questi 7 sono stati trasferiti a Malo, dopo il passaggio in questura per il fotosegnalamento.
Per accelerare i lavori, nel marzo di quest'anno, le Commissioni territoriali da dieci sono passate a venti su tutto il territorio nazionale. Nel Veneto ce sono due: Padova e Verona. Ed è nella città scaligera che arrivano tutte le richieste che riguardano Vicenza, Trento, Bolzano, Verona, Belluno e Treviso. (...)
GdV 21.04.2015.

Zaia: ribadiamo nostro no ad altri arrivi, già 5 mila fantasmi in Veneto

Un’emergenza che dura da 4 anni non è tale. E’ la prova dell’assoluta indisponibilità a fare qualcosa da parte dell’Europa e dell’incapacità dello Stato italiano di governare un fenomeno che non era né imprevisto né imprevedibile. Dopo l’ennesima tragedia è il momento di tramutare il dolore in coraggio: bisogna attuare subito un blocco navale, impedire le partenze, sbarcare sulle coste libiche per gestire con umanità campi profughi e tendopoli, e aiutare nel proprio Paese chi ne ha bisogno.
Fatto salvo l’aspetto sanitario, noi curiamo tutti a prescindere da tutto e lo facciamo di nostra iniziativa fin dal primo giorno, anche come forma di prevenzione: la realtà innegabile delle tensioni sociali che crescono tra le gente, dei problemi sempre più grandi dei Sindaci a far fronte ad arrivi comunicati a ore e a cittadini alle prese con la crisi e in condizioni di bisogno che non capiscono perché il Comune non fa nulla per loro, ma si attiva su questa questione, dell’incertezza, che nessuno può cancellare, sulle effettive qualità personali di chi arriva, perché ormai anche i bambini sanno che dietro questa storiaccia ci sono l’Isis e organizzazioni criminali senza scrupoli.
Le tabelle consegnateci oggi parlano di 2.677 migranti presenti al 2° aprile nelle strutture ospitanti e di 7.667 persone sinora arrivate. Sono esattamente 5.000 fantasmi dei quali non si sa più nulla. Dove sono? Cosa fanno? Delinquono? Soffrono? Nessuno ce lo sa dire, e la cosa è preoccupante, anche perché il loro numero, se non si fa qualcosa di coraggioso e realmente umanitario, salirà esponenzialmente.
Luca Zaia, presidente della Regione Veneto

lunedì 20 aprile 2015

Vicenza. Profughi, sindaci del Pd all'attacco del Governo Renzi

Variati diserterà il vertice a Venezia con il prefetto «Lo Stato gestisce l'emergenza in modo pilatesco» Il grido di Acerbi e Poletto: «I Comuni lasciati soli»
VICENZA. Il dolore e la rabbia. Il dolore per l'ennesima, la più grande, tragedia di migranti avvenuta nel Mediterraneo. E la rabbia. Per un sistema che «non funziona» e che costringe le amministrazioni locali ad affrontare «l'emergenza in solitaria». La protesta non porta la firma dei primi cittadini di centrodestra. No, questa volta sono i sindaci del Partito democratico a criticare il presidente del Consiglio, nonché loro segretario, e a chiedere «nuove regole» per la gestione dell'accoglienza dei profughi. «Nella confusione attuale non possiamo collaborare».
VARIATI DISERTA. A guidare il fronte del “no” è Achille Variati. Doveva presenziare al tavolo di coordinamento regionale convocato dal prefetto Domenico Cuttaia per questa mattina «ma - avverte - non andrò, perché così non va. Questo Governo non sta risolvendo il difficile problema degli sbarchi; anzi sta creando clandestini». Il sindaco si dice «colpito da quanto accaduto nel Mediterraneo, perché tutti abbiamo nel nostro Dna il ricordo della nostra terra, fatta di migranti e sofferenze. (...)
GdV 20.04.2015.

Arsiero (VI). Bufera-moschea. Occhino: ‘Mai nessun problema con I’Islam’. Le minoranze: ‘A breve raccolta firme’


Dopo che giovedì scorso l’associazione culturale islamica Issalam ha preso possesso definitivamente del capannone in via Castrente ad Arsiero dal quale sono stati sfrattati i due artigiani che ancora stavano lavorando all’interno, l’opinione pubblica del paese è stata particolarmente scossa e sta manifestando per lo più il timore di una ‘invasione’ di visitatori islamici di grosse proporzioni e di difficile gestione.
Il sindaco di Arsiero Tiziana Occhino, che sulla vicenda ha mantenuto finora un profilo basso, ha deciso di dire la sua una volta per tutte e tranquillizzare gli animi dei suoi cittadini. “A chi mi chiede delle dichiarazioni – ha commentato la Occhino – ecco la sola che posso fare: sono abituata a parlare di fatti reali e documenti che li rendono sussistenti, ma sul mio tavolo allo stato attuale non ne ho nessuno’.
‘Ad oggi l’unica certezza – ha continuato il sindaco di Arsiero – è che l’associazione Issalam ha regolarmente comprato all’asta un capannone. Questione questa squisitamente privata. Tutte le elucubrazioni urbanistiche e non sulla trasformazione in ‘moschea’ del sito sono per ora chiacchiere volte ad animare l’opinione pubblica o a creare polemiche infondate. Da più di un decennio l’associazione ha sede in paese e si riunisce periodicamente, a memoria non ricordo problemi di ordine pubblico, se ci fossero stati mi chiedo perché non sia precedentemente insorto qualcuno che magari oggi alza la voce e punta il dito’.
‘Esprimo invece – ha concluso la Occhino – la solidarietà ai due artigiani che non sono riusciti a mantenere la propria sede di lavoro e ai loro familiari che ho in questi mesi ascoltato, ma che non ho avuto strumenti, in qualità di Sindaco, per aiutare’.
Non del tutto convinto invece che siano rose e fiori il consigliere di minoranza Andrea Cornolò della lista ‘Progetto per Arsiero’. ‘In tutta questa vicenda io mi chiedo solo se era o meno opportuno – ha commentato Cornolò – che l’Amministrazione abbia permesso di cambiare la destinazione d’uso alla proprietà acquistata all’asta da Issalam. Questa decisione apre di fatto ai membri di questa associazione culturale la possibilità di usufruire di un luogo aperto al pubblico con connesse attività culturali, sociali e sportive. Sono molto perplesso ed anche convinto che in futuro potranno crearsi ad Arsiero non pochi problemi di convivenza.’
Entrambe le liste di minoranza. ‘Progetto per Arsiero’ e ‘Arsiero domani’, sottolineando di rappresentare insieme il 70% degli arsieresi, si sono già attivate ed hanno stampato un volantino che chiede al Sindaco più chiarezza e promette una imminente raccolta firme da presentare in Comune per ‘evitare che il nostro paese con la scusa dei principi di uguaglianza ed integrazione diventi un punto di riferimento dell’intera vallata per una non bene identificata associazione culturale’.
Marta Boriero (Altovicentinonline)

domenica 19 aprile 2015

Anche i sindaci Pd con la Lega: "Niente profughi in Veneto". (Alla faccia della Moretti che ne auspica l'aumento).

Mentre sulle coste italiane sbarcano altri 11mila immigrati, il Viminale si affanna a piazzarne 6.500 in giro per l'Italia. Ma in Veneto scoppia la polemica. I sindaci del Pd e della Lega Nord uniti contro Alfano: "Pronti a dimetterci se ci mandi anche un solo clandestino"
Il primo a mettersi di traverso all'imposizione del Viminale di farsi carico di altri immigrati è stato uno sindaco del Partito democratico. Francesco Vezzaro ha minacciato le dimissioni se un solo profugo avesse messo piede Vigodarzere, Comune del Padovano che amministra.
Per evitare che la polemica montasse il ministero dell'Interno ha ceduto al ricatto e ha stoppato tutto. Ora, però, Vezzaro è diventato una sorta di capofila di quei sindaci veneti che non vogliono accogliere i clandestini che in questi giorni sono sbarcati sulle coste italiane.
Nei giorni scorsi il governatore Luca Zaia era stato sin troppo chiaro. "Il Veneto - aveva detto - non metterà a disposizione alcun posto per gli immigrati". Porta chiusa in faccia al ministro dell'Interno Angelino Alfano che negli ultimi giorni sta cercando di piazzare 6.500 disperati con l'angoscia di dover, a breve, rivedere i numeri dell'accoglienza perché gli sbarchi non si arrestano più. Solo nell'ultima settimana sono arrivati altri 11mila extracomunitari a cui il Viminale deve trovare un posto dove parcheggiarli. Per questo ha attivato le prefetture. Matteo Salvini, però, ha invitato sindaci e governatori a opporsi. E così è stato. Solo che a questa chiamata alle armi non hanno risposto solo gli amministratori del Carroccio.
Come riporta il Mattino di Padova, anche i sindaci del Partito democratico hanno deciso per la serrata. La protesta di Vezzaro ha subito incassato il sostegno del sindaco di Padova Massimo Bitonci (Lega Nord), di quello di Loreggia Fabio Bui (Pd) e di altri amministratori che hanno minacciato le dimissioni nel caso in cui Alfano dovesse spedirgli altri immigrati.
Dopo aver ricevuto rassicurazioni dal Pd sul fatto che il Viminale non gli avrebbe mandato alcun immigrato da accogliere, Verzaro ha ritirato le dimissioni ma ha confermato la manifestazione contro i profughi che aveva lanciato nei giorni scorsi. "Ciò non significa che, salvato il mio Comune, il mio impegno verrà meno - ha spiegato il primo cittadino di Vigodarzere - in estate solitamente gli sbarchi aumentano in maniera esponenziale. Serve con urgenza una politica di condivisione europea e la revisione delle nostre leggi".
Di Sergio Rame (Il Giornale) - Sab, 18/04/2015

sabato 18 aprile 2015

Vicenza. Tunisino usa 20 nomi falsi per rapine e furti ma rimane libero

Ogni volta che è stato fermato ha dato ai poliziotti o ai carabinieri un'identità differente. L'ultima martedì quando poi è finito di nuovo in manette.
VICENZA. Alla faccia della doppia personalità. Di identità, infatti, da quando è sbarcato in Italia, Salah Sahraoui, tunisino di 28 anni, ne ha cambiate venti: una per ogni denuncia che ha collezionato. L'ultimo alias Sahraoui lo ha “rivelato” ai carabinieri martedì al termine di una serata alquanto movimentata terminata con le manette ai polsi e l'accusa di rapina impropria aggravata, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, lesioni personali e, ciliegina sulla torta, le immancabili false attestazioni riguardo la sua identità. Come faccia, Sahraoui, a non soffrire quantomeno di sdoppiamento della personalità, a questo punto, è un vero e proprio mistero. 
ETÀ QUESTA SCONOSCIUTA. Stando alle versioni riferite alle forze dell'ordine, Sahraoui avrebbe dovuto compiere gli anni in almeno quindici date diverse. Un vero e proprio mal di testa per chi avesse dovuto festeggiarlo. Si parte infatti dal 24 settembre 1978 e si va via via a scalare sino ad arrivare al 24 settembre 1987; una data quest'ultima che deve piacergli più delle altre visto che l'ha ripetuta in più di un'occasione. (...)
GdV 18.04.2015.

Matteo Salvini: «La sinistra non vuole la sicurezza»

«Ignorare il problema immigrati alimenta solo lo scontro sociale» «Sinistra e destra sono superate la sfida è tra chi produce e chi no»
VICENZA. «In Veneto vinciamo». Modo e tempo verbale non lasciano dubbi sulla determinazione di Matteo Salvini. Il segretario federale della Lega Nord, europarlamentare a Bruxelles, a questa regione dedica anche la scritta sulla felpa bianca con cui si presenta all'Hotel de la Ville accolto tra gli applausi dei suoi sostenitori, per l'incontro promosso da Panorama d'Italia.
Sin dalle prime battute - incalzato dai direttori Giorgio Mulè, di Panorama, e Ario Gervasutti de Il Giornale di Vicenza - Salvini prefigura un cambio di passo, «cui anche il Veneto contribuirà», a partire dall'appuntamento elettorale del 31 maggio. «Dal primo giugno cambierà tutto – assicura -. Salteranno gli equilibri e gli scenari attuali, dal voto usciranno dei partiti diversi e le spinte autonomiste saranno più forti».
Un antipasto in vista della portata principale: le elezioni politiche. «Immagino non manchi molto. A me non interessa partecipare, non mi basta che la Lega stia crescendo, faccio politica per vincere e noi ci stiamo preparando a governare». Pronto a sfidare Renzi? (...)
GdV 18.04.2015.

Malo (VI). Armi e turni al pub di notte per prevenire i furti

Sono stati 15 i colpi negli esercizi della zona nell'ultimo triennio: «Non possiamo permettere che succeda anche qui. Vigileremo»
MALO. «Attenzione sorveglianza armata». Gli avventori del locale se ne saranno già accorti: un cartello liberamente esposto all'entrata del “Red Mountain Pub”, tra Malo e Monte di Malo, avvisa che il bar-ristorante è sorvegliato in modo armato. A questo tipo di protezione titolare e famiglia hanno affiancato la sorveglianza 24 ore su 24, misure di protezione che, assieme alla paura per i ladri, fanno tornare alla ribalta la riflessione sull'auto-tutela armata da parte dei cittadini. Tema di stretta attualità dopo che un maladense 23enne ha dichiarato di custodire un porto d'armi in casa e di guidare le ronde per il paese. 
Evidentemente Umberto Poscoliero, gestore del pub che si trova in via Gecchelina vicino alla zona industriale di Monte di Malo, non si sente abbastanza al sicuro dalla microcriminalità e non ci pensa due volte a difendersi in modo armato da eventuali episodi di furto. I ladri, in paese, non hanno risparmiato pochi  locali pubblici, fra cui  il suo. (...)
GdV 18.04.2015

venerdì 17 aprile 2015

Alessandra Moretti vuole più profughi in Veneto: Zaia e la Regione immobili per un anno

Mettere sullo stesso piano profughi e clandestini, come se scappare da una guerra o dalle carestie fosse un crimine, non è degno della cultura veneta. Recentemente anche il Patriarca di Venezia ha ricordato come i veneti si sono sempre distinti in Italia per essere un popolo solidale, capace di aprirsi al mondo. Il Veneto è accoglienza, ha ricordato monsignor Moraglia.
L'ipotesi di tendopoli che sento fare in queste ore sono il sintomo di una malattia che ha danneggiato profondamente il Veneto: la mancanza di programmazione e l'immobilismo che ha caratterizzato l'amministrazione Zaia. Lo schema è chiaro: la Regione non ha fatto nulla ed ora scarica il problema scagliandosi contro il Governo. Ma Roma aveva fatto per tempo un piano con tutte le Regioni.
Lo scorso 10 luglio la Regione, presente l'assessore Coletto, ha firmato un accordo con il ministero dell'Interno. Fu lo stesso Coletto ad assicurare che la  Regione avrebbe fatto la sua parte. Se anziché lanciare slogan, Zaia e i suoi avessero predisposto assieme ai sindaci del territorio delle strutture adeguate, non dovremmo nemmeno ipotizzare l'installazione di tendopoli. Secondo un apposito studio di Anci, Caritas e Viminale, il rapporto tra profughi e residenti è dello 0,050%, penultima Regione in Italia appena sopra della Valle d'Aosta. Per dare un’idea di quanto sia al limite della bugia parlare di invasione, Il Friuli Venezia Giulia ha un numero di profughi in proporzione più che triplo rispetto a quello che ospitiamo noi, in rapporto alla popolazione.
Alessandra Moretti, candidata del centrosinistra alla presidenza della Regione Veneto.
da VicenzaPiù 17.04.2015

Arsiero. Tutto è pronto per la ‘moschea’. Artigiani sfrattati dal capannone


Ormai non ci sono dubbi: ad Arsiero sorgerà una moschea. Ad essere precisi si dovrebbe forse chiamarla luogo di preghiera per islamici, ma nella coscienza comune a separarle è solo una linea sottile. Il primo atto verso il suo insediamento si è concluso stamattina quando è stato reso esecutivo lo sfratto ai due artigiani che stavano ancora lavorando all’interno del capannone di via Castrente (a fianco del supermercato A&O) acquistato all’asta dall’associazione mussulmana Issalam con sede ad Arsiero in via Scalini 13.
Due rappresentanti della comunità islamica di Arsiero accompagnati dal loro avvocato hanno invitato gli artigiani a lasciare lo stabile, e per evitare problemi di sicurezza pubblica sono stati chiamati in un secondo tempo anche i Carabinieri ed il sindaco Tiziana Occhino, che sono riusciti a calmare gli animi e a convincere con le buone i due artigiani a lasciare il capannone ormai non più di loro proprietà.
L’acquisto del capannone da parte di Issalam risale ancora a febbraio dello scorso anno, quando, a causa di problematiche legate all’acquisizione, lo stabile è andato all’asta. La cifra sborsata dall’associazione per l’acquisto è stata di circa 123 mila euro, diventati poi 140 mila se aggiungiamo le spese totali finali. Troppo denaro per il portafoglio di Daniele Salin, uno dei due artigiani che avrebbe voluto acquistare lo stabile all’asta e che fino a stamattina ha continuato il suo lavoro nel capannone. Ma la spesa era troppo onerosa, visto che in ogni caso il valore reale dello stabile si aggirava intorno ai 60/70 mila euro.
Tra gli abitanti di Arsiero è inutile dire che è iniziato a serpeggiare ormai da tempo un certo malumore, cavalcato anche dai militanti della Lega Nord del paese che si è già mobilitata per muovere l’opinion pubblica, ancora non del tutto informata del fatto che tra non molto, una volta avviato l’iter per rendere agibile lo stabile, sarà una realtà da accettare per tutti un consistente afflusso di islamici sul nuovo luogo di preghiera che sarà con tutta probabilità il punto d’incontro religioso per tutta la vallata.
‘Loro vogliono un posto dove ritrovarsi– ha commentato lo sfrattato Daniele Salin – e lo vogliono ad Arsiero. C’era la possibilità di acquistare un altro stabile a Valpegara, ma questo acquisto secondo me è stato boicottato. Ho la brutta impressione che ci siano sotto altre complesse e spinose questioni di interessi di privati che vanno al di là della semplice volontà dell’associazione islamica’.
Molti stanno infine puntando il dito su come il sindaco di Arsiero Tiziana Occhino ha gestito l’intera questione. ‘Abbiamo avuto vari incontri con la Occhino – ha ammesso Salin – e in tutta onestà devo ammettere che ha cercato di mediare per trovare la soluzione migliore, ma questo non è bastato. Se aggiungiamo però che nell’ultimo Consiglio comunale del 31 marzo le varianti approvate al piano regolatore hanno facilitato l’insediamento della comunità, non so cosa pensare.’
Marta Boriero (Altovicentinonline)

giovedì 16 aprile 2015

Gli scafisti chiamano l'Italia: "Partiamo, venite a prenderci"

Ex funzionario di Frontex: "I trafficanti avvisano le autorità italiane prima di partire e partono con meno benzina del necessario: sanno che verranno salvati"
Gli scafisti che partono dal Nordafrica per traghettare gli immigrati verso le coste italiane avvertirebbero in anticipo le autorità del nostro Paese, per sfruttarle come "scialuppe di salvataggio" a chiamata.
La clamorosa rivelazione arriva da Graham Leese, ex consigliere speciale di Frontex, ed è stata raccolta tra gli altri dal britannico The Telegraph. Il copione è lo stesso di sempre, solo che ora c'è la conferma da parte di una fonte ufficiale: gli scafisti partono dall'Africa con il loro carico di disperati, avvertirebbero le autorità italiane e addirittura si preparano al viaggio imbarcando meno carburante del necessario perché già certi del "passaggio" che a un certo punto verrà loro garantito dai mezzi della Marina Militare o della Capitaneria di porto. Che naturalmente non agisce come un taxi, ma solo mossa da motivi umanitari e da quell'inderogabile legge del mare che impone il salvataggio di chiunque si trovi in difficoltà.
La Gran Bretagna, spiega il quotidiano conservatore londinese, dissente dalle raccomandazioni delle Nazioni Unite, che vorrebbero incrementare le missioni di soccorso, sostenendo che moltiplicare questo tipo di operazioni altro non farebbe che spingere sempre più disperati a tentare la sorte in mare, sicuri a buon diritto che da parte italiana arriverà una mano tesa e un passaggio per l'Europa.
"Secondo le mie informazioni le persone che organizzano questi viaggi della speranza - ha spiegato Leese nell'intervista al Telegraph - Spesso telefonano alle autorità italiane prima di salpare, avvertendo che i barconi sono già in rotta per la Penisola. Non imbarcano nemmeno il carburante necessario". Il funzionario britannico, che ora lavora come consulente su questioni che riguardano le frontiere e l'immigrazione, spiega che "molti migranti interrogati una volta in Italia confermano che dopo il varo di Mare Nostrum gli scafisti libici hanno saputo di poter contare sul dispiegamento di un numero sempre maggiore di navi impegnate nelle operazioni di soccorso."
Più che biasimare l'Italia, però, mr Leese punta il dito contro le Nazioni Unite: "L'Onu ritiene che siamo moralmente obbligati a soccorrere le persone in pericolo mentre sono in mare. Questa idea però secondo me è molto pericolosa perché finisce per incoraggiare lo stesso processo a cui si vorrebbe porre fine. Alcune di queste persone sono disperate, ma la maggior parte è spinta dalla ricerca di una miglior condizione economica: non dovremmo incoraggiarli a rischiare la propria vita in mare."
di Giovanni Masini (Giornale)

Zaia cita in tribunale Ministero Trasporti per 73 milioni di contributi non erogati


Nel corso degli anni, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti non ha tenuto fede agli impegni assunti a garanzia della copertura dei mutui contratti per l’acquisto di nuovi autobus destinati al trasporto pubblico locale.
Ne è convinta la Regione del Veneto, che ha deciso di adire le vie legali, chiedendo al dicastero il pagamento di 73 milioni di euro, pari al mancato versamento dei contributi, prima formalizzati e poi non versati.
La decisione è stata assunta dalla Giunta regionale, e l’Avvocatura Regionale ha già provveduto a notificare alla locale Avvocatura dello Stato un atto di citazione a comparire avanti il Tribunale Civile di Venezia, chiedendo il pagamento dei 73 milioni mai ricevuti.
“Il danno che riteniamo di aver subito – fa notare il Presidente della Regione Veneto – è ingente, ed è pesantemente ricaduto sia sul bilancio regionale, sia sull’entità dei servizi offerti ai cittadini. In definitiva, lo Stato, prima aveva incentivato le Regioni a contrarre mutui con le banche garantendone la copertura, e poi, a metà del guado, ha via via ridotto i finanziamenti fino quasi ad azzerarli. In spirito di collaborazione, e in considerazione della situazione delle finanze pubbliche, abbiamo sopportato a lungo tali decurtazioni. A questi comportamenti di buon senso i vari Monti, Letta e Renzi hanno risposto con un diluvio di tagli a tutti i trasferimenti, per cui ora è arrivato il momento che lo Stato paghi questo debito, tale noi lo consideriamo, determinato da un comportamento che riteniamo tanto reiterato quanto indebito”.
Sul piano tecnico la vicenda si può così riassumere:
Attraverso una serie di provvedimenti legislativi adottati tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000 (l. 194/1998, art. 2, comma 5; l. 488/1999, art. 54 comma, 1; l. 388/2000, art. 144, comma 1; l. 166/2002, art. 13, comma 2), lo Stato aveva assunto l’obbligo di garantire alle Regioni la copertura di mutui a lungo termine che queste avrebbero dovuto accendere per effettuare il rinnovamento del parco mezzi dell’autotrasporto pubblico locale.
Ben presto, però, lo Stato ha iniziato a non mantenere l’impegno preso, così scaricando sulle Regioni l’onere di coprire la mancata erogazione statale, attraverso delle risorse proprie.
Il tutto ha preso avvio con una norma contenuta nella finanziaria 2006 (l. 266/2005, art. 1, comma 604), con la quale il primo di questi finanziamenti subì un taglio di circa il 40% per un controvalore di nove milioni di euro, ripartito nei successivi tre anni.
A tale provvedimento è seguito un altro taglio del 59% della somma dovuta quale pagamento degli interessi tutti i finanziamenti in essere nel 2011, per un importo pari a 13 milioni di euro.
Peraltro, a partire dal 2012 lo Stato, senza assumere dei provvedimenti al riguardo, semplicemente non ha pagato alcunché di quanto era obbligato. Almeno fino a una nota il del Ministero trasmessa nel febbraio, dove ha comunicato che per il triennio 2013 – 2015 avrebbe pagato solo il 2,64% del contributo previsto originariamente.
Con quest’ultimo atto è stata così operata una riduzione dei trasferimenti per 37 milioni di euro senza il supporto di alcuna disposizione di legge, ma quale determinazione autonoma del Ministero dell’Economia delle Finanze.

mercoledì 15 aprile 2015

Arrivo di altri 700 profughi in Veneto, Stefani: vergognoso ignorare allarme sociale

E' una vicenda preoccupante e allarmante la situazione prospettata dal Prefetto di Venezia riguardo l'arrivo di 700 profughi da accogliere nel nostro territorio. E' assurdo che il Ministero inviti i Prefetti addirittura a requisire strutture per l'accoglienza dei migranti. E' vergognoso come la guida politica del nostro paese ignori l'allarme sociale provocato dall'immigrazione.
Quindi trovo giusto che le comunità locali e i Sindaci prendano una linea politica di rifiuto e facciano sentire la loro voce come chiesto dal segretario della Lega vicentina Antonio Mondardo. Il fattore immigrazione è ormai incontrollato e impiega risorse in mezzi, uomini, strutture e denari che il nostro territorio non si può più permettere. Tutto questo per arginare un disastro umanitario alimentato da una politica miope del Ministro Alfano e Company. In realtà un rigore nelle nostre frontiere provoca molti meno danni di quelle che la politica della supina accoglienza provoca, non si alimenterebbero flussi di criminalità o false aspettative di trovare un paradiso anzichè provocare prima migliaia di morti in mare e poi una disgregazione del tessuto sociale della nostra già fragile società. Farò un'interrogazione anche per chiedere come il governo intenda sostenere gli enti locali che si trovano ad affrontare i problemi di un'accoglienza imposta e non voluta e che sottrae risorse ormai anche vitali al territorio.
Erika Stefani, senatrice Lega Nord 

Scontro Moretti-Berti Lui: "Falsa". Lei: "Pagliaccio"

VICENZA. "Moretti firma qua per ridurti lo stipendio da subito". "No, Berti firma tu la mia proposta di legge per la riduzione dei costi della politica". Faccia a faccia questa mattina per colazione tra i due candidati alla presidenza della regione, il giovane grillino Jacopo Berti e la vicentina Alessandra Moretti. Il primo l'aveva sfidata a firmare l'immediata riduzione dello stipendio, come fanno tutti i 5 stelle, lei non ha detto di no. Lui l'aspettava stamattina al Crowne plaza di Limena, lei nel suo quartier generale a un chilometro e mezzo. Alla fine Berti ha ceduto: "Vado, purché firmi". Ma firma non c'è stata. O meglio Moretti ha invitato lo sfidante a sottoscrivere la proposta di legge del centrosinistra. E la tensione è salita. Alla fine croissant e caffè sono rimasti sul tavolino ed è finita con Berti che apostrofava: "Sei falsa" e la Moretti a replicare: "Pagliaccio".
Cristina Giacomuzzo (GdV 14.04.2015)

martedì 14 aprile 2015

Piovene. Al gazebo di protesta leghista chiede asilo anche la badante rumena


Alla gazebata leghista ‘Chiedo asilo anch’io’ organizzata dalla Lega Nord domenica scorsa, a Piovene Rocchette per chiedere lo ‘status di rifugiata’ si è presentata, tra lo stupore dei fedelissimi del Carroccio della sezione di Piovene, anche una badante rumena che vive e lavora nella zona da alcuni anni e che proprio ieri celebrava la Pasqua ortodossa.
‘Sono fiera di vivere del mio lavoro di badante – ha raccontato ai leghisti piovenesi la signora dell’Est Europa – e sono qua perché voglio protestare contro gli immigrati clandestini che vivono alle spalle dei Veneti, dei quali mi sento ormai di far parte anch’io’.
Troppo sorpresi per immortalare l’episodio con una foto alla maniera del loro leader Salvini i militanti hanno tirato invece le somme di quella che considerano un’ottima affluenza. Sono molti i passanti che si sono fermati per firmare la ‘rinuncia alla cittadinanza italiana’, anche se solo provocatoria. ‘Abbiamo registrato in media una sottoscrizione ogni 4 minuti – ha commentato il segretario di sezione Marco Miolato – e vedere poi che anche cittadini stranieri rispondono a queste nostre iniziative significa che anche loro hanno preso coscienza della situazione e si sentono discriminati rispetto ai finti profughi che vivono a carico dello stato italiano’.
Altovicentinonline 14.04.2015

lunedì 13 aprile 2015

Ciambetti: Alessandra Moretti bocciata in aritmetica... e non solo


Forse nel regno delle principesse Ladylike il numero 5 equivale al numero 8. Nel Veneto, dove è in vigore il sistema decimale standard e l’aritmetica non è ancora una opinione i numeri smentiscono le troppe primedonne più o meno improvvisate della politica della sinistra padronale.
Leggo infatti che in otto anni Ciambetti e Zaia non hanno acceso un mutuo: l’affermazione alla ladylike contiene una serie di errori. Innanzitutto i limiti temporali e i termini numerici: Zaia è presidente da cinque anni; io sono assessore nella Giunta guidata da Luca Zaia da cinque anni. Se mai fosse vero che non abbiamo acceso mutui, sarebbe da cinque anni e non da otto: singolarissimo errore da parte di chi vuole dimostrare anche di conoscere, oltre all’aritmetica, il Veneto e la sua storia recente. La scarsa dimestichezza con i tempi dei mandati regionali e il difficile rapporto con l’aritmetica si riflette nella conoscenza della matematica finanziaria per non parlare delle norme che sottintendono i mutui a carico dello stato. Un esempio viene proprio dalla vicenda dal traforo di Col Cavalier, che la candidata, dopo averlo preso come esempio della presunta mancanza di volontà di intervenire da parte del sottoscritto, promette di realizzare accendendo un mutuo dello stato a un mese dal suo insediamento. Bisogna conoscere la vicenda per capire quanto sia infondata l’affermazione della candidata e quanto sia fondato il sospetto di una sua scarsa, se non nulla, conoscenza della materia e del caso specifico del traforo di Col Cavaliere. Insomma, altra occasione persa per starsene zitta e studiare da consigliere regionale. Di quel traforo la Regione del Veneto è mero soggetto attuatore, essendo l’opera di competenza Anas, cioè statale e la legge che lo prevede legge nazionale del 2007; come prevede la legge, la Regione del Veneto per aprire il mutuo bandì una gara alle condizioni dettate con lettera del 6 settembre 2013 dal Ministero dei Trasposti di concerto con il Ministero dell’economia e Finanza. Quella gara andò deserta e il 17 marzo 2014 sollecitammo il ministero dei Trasporti chiedendo una modifica al bando di gara perché volevamo assolutamente superare le difficoltà riscontrate e accelerare i tempi. Non ricevendo risposta, il 17 giugno del 2014 riscrivemmo al Ministero proponendo, come Regione del Veneto, la modifica e un nuovo schema di contratto in grado di rendere praticabile, finanziariamente, la gara da parte degli operatori economici che avevano evitato di presentare offerte alle gare. Ancora silenzio ed ecco allora per la terza volta, il 20 ottobre 2014, ennesimo sollecito-richiesta della Regione del Veneto a Roma perché senza il via libera dei competenti ministeri non si può procedere. Ho citato solamente la corrispondenza protocollata e mi sono astenuto dall’elencare le telefonate, gli incontri, i solleciti verbali dei quali non rimane traccia, ma che furono in gran numero. Ora leggere che un candidato alla Regione del Veneto immagina di riuscire a fare tutto in 30 giorni per il traforo di Col Cavaliere vien da sorridere. Forse immagina di affidare il tutto alle mitiche Coop rosse, quelle che miracolosamente non trovano ostacoli davanti a sé. Forse si tratta di una boutade, frutto una approssimativa se non nulla conoscenza della materia, della storia specifica e, più in generale, dei problemi veri che hanno tutti i giorni gli amministratori pubblici.
Roberto Ciambetti, assessore al Bilancio della Regione Veneto, replica alle affermazioni del candidato del centrosinistra alla presidenza del Veneto Alessandra Moretti

Tagliare le Asl del Veneto. Zaia: ‘ Proposta sfrontata’


“Di fronte a tanta sfrontatezza, condita dalla scarsa conoscenza delle caratteristiche della realtà di cui parla, c’è da rimanere allibiti. Prendo atto che il Presidente del Consiglio dello Stato Italiano sfrutta la sua veste istituzionale per fare campagna elettorale. E’ gravissimo, ma lo avevamo già intuito. E’ ancor più grave che lo faccia dicendo stupidaggini, probabilmente messo in trappola dai suoi stessi disinformati informatori sul territorio”.
Con queste parole il Presidente della Regione del Veneto risponde al Presidente del Consiglio Matteo Renzi che, nel corso della conferenza stampa istituzionale seguita alla seduta del Governo in cui è stato approvato il Def, volendo chiaramente esemplificare uno spreco, ha citato “una Regione con 7 Province che ha 22 Asl”.
“Intanto – aggiunge il Governatore – informo il disinformato Renzi che in quella Regione, cioè il Veneto, le Asl sono 21 e non 22 e, al solo scopo di informare il disinformato Renzi sulla realtà di una Regione di uno Stato di cui lui è il sempre più fazioso capo del Governo, gli offro alcuni spunti per imparare, giusto l’Abc: 1) il Veneto ha i conti della sanità in attivo da 5 anni, senza introdurre mai addizionali Irpef regionali (unico in Italia) e senza mettere ticket se non quelli imposti da leggi nazionali. 2) i direttori delle 21 Asl venete sono quelli che hanno prodotto la minor spesa sanitaria pro capite in Italia secondo dati Istat. 3) il Veneto è la Regione con il minor tasso di ospedalizzazione d’Italia (7 giorni contro 30 in altre Regioni), il che vuol dire che mentre altrove si cura un solo paziente in Veneto se ne curano, bene, ben quattro. 4) il Veneto è quella Regione che eroga senza limitazioni i nuovi costosi farmaci contro l’epatite C per un costo di 100 milioni, pari esattamente all’intero contributo del suo Governo per questa nuova spesa a livello nazionale. 5) che è stato il suo Governo, e non quello del pianeta papalla, a definire ufficialmente il Veneto Regione benchmark per l’applicazione dei costi standard in sanità. 6) che il suo Def tutto rose e fiori conferma tagli immediati alla sanità per 2,9 miliardi. 7) che il suo straordinario programma economico senza tagli e senza tasse prevede per il 2020 di dedicare alla sanità il 6.6% del Pil, quando nel 2008 eravamo ad un già basso 7,1% (contro il 10 dell’Olanda, il 9 di Francia e Germania, l’8 di Austria e Svezia) e di fronte all’Organizzazione Mondiale della Sanità che indica come, al di sotto del 6,5%, cali l’aspettativa di vita della gente (e quindi ci siamo quasi). 8) che così facendo ci sta drammaticamente avvicinando alla Grecia. 9) che il Veneto sprecone gli manda ogni anno 21 miliardi di tasse in più di quanto riceve di ritorno con i quali lui, non altri, può consentire al suo amico Crocetta di pagare 22.000 forestali in Sicilia”.
Il Presidente del Veneto lancia anche una sfida a Renzi, proprio sul piano della lotta agli sprechi, “ma quelli veri”: “Visto che vuole tanto occuparsi di sanità, di costi di siringhe e di costosità delle Asl ,dimostrando però di saperne ben poco, faccia l’unica cosa da fare: imponga subito, e a tutti, l’applicazione rigorosissima dei costi standard e capirà la differenza”
Incalza il Presidente Veneto : ‘ Renzi ha anche dimostrato di capirne assai poco di economia, nonostante la vicinanza dell’erudito Ministro Padoan, perché fare quella citazione è come rimproverare a Marchionne di avere troppe business unit in Fca. Da che mondo è mondo i giudizi si danno sui bilanci, non sul come ci si arriva, e il bilancio della sanità veneta è in attivo, alla faccia dei tagli targati prima Monti, poi Letta, e infine Renzi, il quale ieri ha fatto il record mondiale nel rapporto tra parole dette e stupidaggini contenute”.
“Comunque – conclude – caro Renzi #staisereno perché anche sul numero delle Asl, da ben prima che lui lo usasse a sproposito ieri, stiamo lavorando e sono imminenti grosse sorprese, proprio perché in Veneto non si taglia e non si aggiungono tasse e ticket, ma si affina l’intera macchina sanitaria giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, come si fa nelle migliori aziende. Renzi pensi alla sua sconquassata e sprecona machina statale, che al Veneto ci pensano i Veneti”.