giovedì 11 giugno 2015

Vicenza. Profughi, arrivi nel caos Non ci sono posti letto

VICENZA. Il martedì nero dell’emergenza profughi. Una giornata convulsa, che ha impegnato decine e decine di persone tra prefettura, forze dell’ordine, Caritas, cooperative, per 79 arrivi nell’arco di poche ore. Alla fine tutti i 644 migranti presenti tra Vicenza e provincia (dato aggiornato a ieri sera) hanno trovato un tetto sotto il quale dormire. «Ma domani non so -ammette il viceprefetto Francesca Galla -. Ne sono attesi altri 36. Viviamo alla giornata».
LA GIORNATA.Dopo i 25 arrivi di lunedì sera, l’impegno di polizia e carabinieri non si è praticamente mai interrotto. Perché altri 29 migranti attesi dalla Sicilia sono giunti prima del previsto, costringendo gli agenti della questura berica a prolungare il turno, supportati da alcuni militari dell’Arma. Per dire:nonc’erano neppure le bottiglie d’acqua e i poliziotti hanno dovuto comprarle a proprie spese dal distributore per dissetare i disperati arrivati da un viaggio di 20 ore in pullman. Per ore i profughi sono rimasti alla caserma Sasso in attesa di una destinazione. Pareva che non ci fossero più posti, poi alcuni ospiti dell’hotel Adele sono stati spostati in provincia, in degli appartamenti a Bolzano Vicentino, liberando così qualche camera in via Medici a San Bortolo. Dove l’insofferenza comincia a salire e su un muro è apparsa la scritta “Black go home”, neri andate a casa.
FUGGITIVI.Non sono andati a casa, ma un gruppo di migranti è svanito nel nulla. Si tratta di circa 15 tra somali ed eritrei, ospitati dalla Caritas lunedì sera. Ieri mattina si sono allontanati, dirigendosi verso il centro storico. Inseguiti dai responsabili, si sono divisi facendo perdere le proprie tracce. Cercheranno probabilmente di andare all’estero, come già tentato nei mesi scorsi da numerosi profughi. Lo conferma l’ampio divario tra il numero di arrivi e quelli che risultano presenti dalle ultime statistiche ufficiali.
IL BALLETTO. Avere le cifre aggiornate è un’impresa. Anche perché tutte le prefetture sono alle prese con i nuovi arrivi, 1.089 in Veneto solo dal 1° giugno a ieri. In Regione si stima che il numero di profughi transitati tra il lago di Garda e la laguna, dal 2014 a oggi, abbia raggiunto le 10 mila unità. Quanti ne sono rimasti? Apparentemente pochi, tra i 3 e i 4 mila. Degli altri, però,non si sa nulla. Potrebbero aver varcato il confine, potrebbero essere ancora qui, fuori dai centri ufficiali.
RICHIEDENTI ASILO. Il riconoscimento della protezione internazionale è lo strumento che chiarisce se i migranti che arrivano hanno diritto al permesso di soggiorno per motivi umanitari. Lo status viene però concesso solo a una piccola minoranza. Questo perché chi sa di averne diritto, non ne fa richiesta: preferisce tentare di fuggire nel Nord Europa, dove pensa, a torto o a ragione, di trovare condizioni migliori. È il caso del sudanese arrivato ieri in città, in fuga da una guerra vera: harifiutato di farsi fotosegnalare dicendo che non vuole restare in Italia. Al contrario si sono fatti registrare una cinquantina di profughi provenienti da aree relativamente tranquille come Mali, Nigeria, Ghana, Costa d’Avorio, Senegal, Burkina Faso; sanno di non avere i requisiti per l’asilo politico, ma ci provano comunque, perché sanno che in ogni caso tra il probabile diniego della domanda, ricorsi e contro-ricorsi, per qualcheanno nessunopotrà cacciarli. E anche dopo, l’accompagnamento alla frontiera è un’ipotesi abbastanza remota. Si creano così migliaia di clandestini che si aggiungono agli stranieri regolari (541 mila quelli residenti in Veneto, di cui 42 mila senza lavoro). Persone enumeri di cui il ministero non tiene conto quando assegna le quote alle regioni del Nord,che ospitano già il grosso dell’immigrazione. Tra le province venete, Vicenza, con 95 mila stranieri, è terza dopoVerona(109 mila) e Treviso (101 mila).
Paolo Mutterle (GdV)

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