domenica 6 aprile 2014

La Lega in piazza a Verona: "Le idee non si arrestano"

Oggi manifestazione di protesta contro i pm dopo l'arresto dei presunti terroristi veneti. L'ira della base: "Queste persone dovrebbero essere giudicate senza le manette ai polsi"
Li trattano come mafiosi, e invece i mafiosi, quelli veri, se la spassano. Indisturbati. La filosofia della rabbia, la reazione ai «saccheggi» di Roma, la voglia di essere liberi, sta tutta nello slogan che oggi risuonerà fino a stordire migliaia di persone. 
La Lega vuol tornare proprio da qui, da piazza dei Signori, a Verona, a riorganizzare la protesta degli indipendentisti, degli scontenti, dei serenissimi ma arrabbiatissimi.
E ci saranno tutti i grandi capi del partito, Salvini, Zaia, Maroni, a scagliare i loro anatemi contro le «esagerazioni e i soprusi» di uno Stato, e adesso anche di una magistratura, che ha imprigionato «persone assolutamente pacifiche».
Perché - tuona già senza troppe perifrasi - l'europarlamentare Lorenzo Fontana: «L'operato dei giudici in questa occasione ci pare davvero sproporzionato dato che il reato più grave che si contesta a questa gente, notoriamente innocua, è l'aver trasformato un trattore in un carro armato sparapatate».
Che le cose verranno orchestrate in grande stile oggi, quando alle 18, verrà dato il via alla protesta, lo si intuisce chiaramente dai volantini che annunciano la manifestazione: il Leone di San Marco con la spada sguainata è lì, stampato, a dare forza e autorevolezza allo slogan: «Le idee non si arrestano». Dal quartier generale della Lega snocciolano numeri di rilievo: previste diecimila persone, centinaia di pullman e bandiere di ogni tipo e colore perché, è il messaggio che viene distillato ai giornalisti: «Tutti possono partecipare. Contiamo di vedere in piazza le bandiere di tutti i popoli da Nord a Sud. A noi si può e si deve affiancare chi non vuole essere più schiavo né di Roma né di Bruxelles.
La nostra non è una iniziativa elettorale, semmai è stata la magistratura a muoversi con tempismo sospetto». E se il segretario Matteo Salvini insiste con il suo di messaggio: «Arrestateci tutti», perché «lo Stato aiuta i clandestini, cancellando il reato di clandestinità, libera migliaia di delinquenti con lo svuota-carceri, e arresta chi vuole l'Indipendenza», il governatore del Veneto Luca Zaia lancia un appello per la liberazione di tutti i 24 «secessionisti» arrestati.
«È opportuno che queste persone siano giudicate senza le manette ai polsi, quindi libere, a casa, perché non scapperanno. Penso che i problemi di questo Paese siano altri e che sono ben altri i delinquenti da fermare in giro. A Verona lanceremo - ha annunciato Zaia - una petizione popolare per la liberazione di questi ragazzi. Ciascuno di loro chiarirà la propria posizione davanti ai giudici, ma non da carcerato».
Ed è ancora Fontana a rivelare un particolare a suo dire parecchio significativo. «Alle 5 del mattino hanno perquisito l'abitazione del giornalista Gianluca Marchi, che fu il primo direttore della Padania, alla ricerca di armi e, non trovandole, gli hanno sequestrato il computer. Se lo Stato fosse così solerte nel combattere la mafia l'avrebbe già sconfitta». 
Quanto al sindaco di Verona, Flavio Tosi, che pure sarà in piazza, nonostante le accuse di «sfruttare l'evento per pura visibilità personale», mossegli dal capogruppo di Forza Italia in consiglio, eccolo pronto a ironizzare: «Gli arrestati sono quattro poveracci che rischiano pure di finire condannati. Definire carro armato un trattore è un'offesa ai carri armati, ma ancor più grave è prendersela con Franco Rocchetta. Perché lui è un filosofo, soltanto un filosofo. Con la testa tra le nuvole, forse. Ma il più innocuo di tutti».
di Gabriele Villa (Giornale)

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