lunedì 21 aprile 2014

A Pasqua Renzi e Padoan si credono Babbo Natale

Valanga di promesse dal premier: "Ora aiuti a famiglie e sgravi a pensionati". E il ministro: "Il bonus da 80 euro resterà".
Il governo confeziona il regalo di Pasqua. Ci sono l'uovo, il fiocco e la sorpresa. Un bellissimo regalo che, però, non si può toccare. Perché è fumoso come le promesse che sono state urlate in queste prime settimane di governo."La rivoluzione è appena iniziata, gli 80 euro e l'Irap sono l'antipasto", promette il premier Matteo Renzi che, in una intervista a Repubblica, annuncia aiuti alle famiglie e sgravi ai pensionati.
Promesse, promesse, promesse. Gli fa eco il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan annunciando dalle colonne del Corriere della Sera che il bonus da 80 euro "deve restare" altrimenti l'esecutivo rischia di "non essere più credibile". Promesse, promesse, promesse. Che, se va a finire come coi "mitici 80 euro", gli italiani rischiano solo di rimetterci. Come ha spiegato Gian Maria De Francesco sul Giornale, dietro al taglio del cuneo fiscale c'è un trucchetto da fine prestigiatore: il datore di lavoro potrà decidere di prelevare il bonus dai contributi previdenziali dei dipendenti, in un secondo tempo lo Stato ripianerà lo sbilancio. Peccato che, almeno per ora, non ci sia alcuna certezza.
Per Renzi l'obiettivo è mantenere credibilità sui mercati. E sa che può farlo solo andando avanti col serratissimo programma di riforme che lui stesso. Il piano, in realtà, è già saltato più volte per la litigiosità interna al Pd, per i numeri ballerini a Palazzo Madama e per l'accidentata campagna elettorale per le Europee. Il Jobs act, fino ad alcune settimane fa considerato di vital importanza, è slittato al 2015. Nella chiacchierata con Repubblica, è lui stesso ad ammettere che anche a trovata del bonus a in sé un vulnus: "Ottanta euro dati a un single hanno un impatto diverso rispetto a un padre di famiglia monoreddito con 4 figli. Dobbiamo porci questo problema. L'Italia non si può permettere il lusso di trattare male chi fa figli". Un problema che nelle ultime ore sembra porsi anche Padoan. Licenziato il Def, il titolare del Tesoro sta infatti cercando di trovare un escamotage per rendere duraturo il taglio del cuneo fiscale: "Il bonus del decreto Irpef deve essere permanente, altrimenti non è credibile e non viene speso". Sa bene, infatti, che una maggiore propensione a spendere e a investire darebbe un impulso benefico all'economia.
Nel giorno di Pasqua il premier non bada a promesse. Tanto che non si ferma alle misure economiche, ma si decide ad aprire un confronto su quella che è la madre di tutte le riforme. "In tema di giustizia - promette - a giugno, dopo le elezioni, ascolteremo tutti e faremo la riforma". Inizierà con il processo civile telematico, quindi passerà al processo penale. Infine, toccherà alla giustizia amministrativa. "Il sistema dei Tar non funziona come dovrebbe", chiosa Renzi che sembra non curarsi della levata di scudi della categoria. La sola spending review sui pachidermici stipendi dei magistrati ha addirittura portato il Def all'attenzione del Csm, un'eventuale riforma della giustizia rischierebbe di scatenare la rivolta delle toghe.
"Voglio ridare fiducia al Paese, voglio che a Bruxelles e nelle altre capitali dell'Unione si dica - conclude Renzi a Repubblica - l'Italia è tornata in Europa". Per riuscirci, punta a restare a Palazzo Chigi fino al 2018. Una eventualità per niente condivisa da Silvio Berluconi che ieri ha pronosticato nuove elezioni politiche "entro un anno e mezzo".
di Andrea Indini (Giornale) 

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