lunedì 20 febbraio 2017

Migranti, quei pericoli che tutti ora denunciano

Non c'è nessuna soddisfazione, casomai rabbia, nel constatare come oggi anche chi ci aveva bollati per populisti, razzisti e xenofobi, deve ammettere come i pericoli che abbiamo denunciato da anni si stiano concretando: tensioni sociali, infiltrazioni terroristiche, incremento della criminalità, insostenibilità e pericolosità complessiva dell'accoglienza. Anche il governo e persino le élite radical chic lanciano allarmi, sposano linee di rigore. Il sospetto per cui questa giravolta sia dettata dalla rincorsa al consenso e non da un ravvedimento sul tema immigrazione è più che concreto, soprattutto dopo aver visto uno dei grandi responsabili, il ministro Alfano, promosso dagli Interni agli Esteri. 
Il governo vuole dimostrare una inversione di rotta, ma non è esattamente credibile, perché chi ha organizzato questo caos non può risolverlo con una capriola. Chiediamoci chi e perché ha deciso che l'Italia dovesse diventare il punto di arrivo dei flussi di immigrati economici. Ne ha discusso il Parlamento? Nella primavera 2014 io, a nome del Veneto, in Conferenza delle Regioni, mi dichiarai contrario alla prima ipotesi di quota di immigrati da accogliere, allora stimata in 1.400 unità: con il parere della Regione contrario sono stati inviati in Veneto almeno 30 mila soggetti, dei quali 14 mila si sono dati alla macchia. 
Quante volte il governo ha alzato, motu proprio, i tetti massimi di immigrati da ospitare senza concordare con le Regioni e gli Enti locali i numeri dell'accoglienza nonostante gli allarmi sulla saturazione delle strutture lanciati persino dai prefetti? Perché si è continuato a voler accogliere immigrati mentre gli altri Paesi del Mediterraneo hanno abbattuto i numeri dell'accoglienza e incremento le espulsioni? Perché si è sottostimato il rischio di infiltrazioni terroristiche nonostante gli allarmi che giungevano dalle intelligence di paesi europei? In Italia non c'è stata alcuna visione, si è cercato di dare risposte in fretta e furia ad uno scenario che è stato volutamente trasformato in emergenza continua. 
C'è stata una sorta di laissez faire, laissez passer, nella speranza che diluendo i contingenti di immigrati in poche e selezionate regioni - Lombardia e Veneto in testa non a caso - le cose potessero passare inosservate almeno sino a quando un intervento di polizia internazionale non avesse bloccato le fonti dei flussi stroncando il business criminale di chi organizza le tratte dell'immigrazione. L'intervento di polizia internazionale non c'è stato, i flussi sono continuati, lo stato italiano ha continuato persino ad andare a prendere gli immigrati fuori dalle acque territoriali (favore incredibile fatto agli scafisti) mentre è andato crescendo il business dell'accoglienza. 
n business che, sin dalle prime inchiesta su Mafia Capitale, sappiamo essere più remunerativo dello stesso traffico di droga. Una redditività accresciuta dalla mancanza di controlli e di verifiche da parte delle Prefetture sull'uso dei fondi. Sarebbe interessante conoscere il parere della Corte dei Conti sulla gestione così distratta di milioni e milioni di risorse pubbliche. 
Sarebbe interessante sapere chi c'è dietro questo business, chi si è arricchito: c'è l'obbligo etico e morale di distinguere tra chi ha prestato sinceramente e autenticamente opera di carità solidale e chi la carità l'ha fatta a sé stesso e, forse, agli amici degli amici e magari anche a qualche protettore politico. Infine resta la domanda a cui bisogna dare una risposta: chi, e rispondendo a quali piani e interessi, ha voluto, sommergere di problemi, violenza e di disoccupati un paese che di problemi, malavita e di disoccupati ne aveva abbastanza di suo? 
Roberto Ciambetti

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