sabato 24 dicembre 2016

Nessuno paga per i danni dei migranti. Se i soldi non ci sono? «Pazienza»

La legge impone a chi ferisce qualcuno o danneggia qualcosa di rimborsare personalmente. Se i soldi non ci sono? «Pazienza». 
Migranti o non migranti la legge parla chiaro. Chi causa un danno risponde personalmente con il proprio patrimonio. È una questione che appartiene alla sfera del diritto civile. Stop. D'altra parte, affermano gli addetti ai lavori, ci sono molti italiani che pur ritenuti responsabili non risarciscono il danno perché privi di mezzi economici o patrimoniali. La domanda, sollevata in questi giorni da alcuni lettori che raccontano di aver vissuto l'esperienza in prima persona, è semplice. Premesso che notoriamente sembrano non avere un euro in tasca, chi paga per i richiedenti asilo che, anche fosse in maniera colposa, provocano danni a terzi? E se, per superare il problema, un domani il governo creasse una copertura assicurativa per i migranti a carico dei contribuenti? LA NORMATIVA. Le risposte necessitano un passo indietro. La norma di riferimento che, come un ombrello copre tutte le fattispecie, è l'art. 2043 del codice civile. E il parere degli addetti ai lavori, come detto, è unanime perché lo stesso riferimento difficilmente lascia spazio a scappatoie. Il comandante della polizia locale del capoluogo berico Cristiano Rosini sostiene che «il perno della questione non è nell'essere o non essere profugo, perché in materia civilistica i codici sono sufficientemente esaustivi e non discriminano». Insomma, a fin dei conti se il portafogli è vuoto inutile insistere. «Se però - continua l'ufficiale - il migrante al momento dell'incidente viaggiasse per conto della cooperativa che lo ospita o per un ipotetico datore di lavoro potrebbero essere proprio questi ultimi a essere chiamati a rispondere dei danni». TRA TEORIA E PRATICA. «In linea teorica - afferma l'avvocato Daniele Accebbi - chi ha ricevuto un danno da un migrante potrebbe chiedersi: "Posso rivalermi sullo Stato?". In fin dei conti, si potrebbe imputare la presenza dell'irregolare in Italia alla disattenzione dello Stato». In realtà, continua il legale esperto in materia di infortunistica, «il collegamento, il nesso di causalità è così lontano da rendere il ragionamento troppo sofisticato». E perciò inutile nelle aule di tribunale. E allora la riflessione proposta sposta la prospettiva, iniziando proprio dall'indossare i panni di chi, il danno, lo ha subito. «Di fronte all'impossibilità di essere risarciti, indipendentemente dal fatto che chi causa il danno sia migrante o meno - spiega - la ricetta è una sola: rassegnarsi. Semmai dovrebbe intervenire il legislatore». L'ASSICURAZIONE. Già, ma in che modo il legislatore potrebbe intervenire? La risposta dell'avvocato è immediata. «Creare un'assicurazione obbligatoria per i richiedenti asilo a carico dei contribuenti», afferma. Anche in questo caso il ragionamento dell'avvocato sembra essere, almeno dal suo punto di vista, lapalissiano. Dice: «Se in qualche modo finanziamo con le nostre imposte i 20 miliardi che servono per salvare alcune banche, perché non farlo anche per creare una copertura assicurativa per queste persone? Perché poi, uno alla fine se lo chiede, perché dovrei pagare per tamponare gli incauti investimenti di alcuni?». Tra molti "perché", un'ultima considerazione: «Non possiamo illuderci di fermare il fenomeno migratorio. Se perdessimo anche il valore della mutua solidarietà che giustificherebbe un'assicurazione, le cose potrebbero essere peggio di quanto già non sono».
Federico Murzio (GdV)

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