mercoledì 22 maggio 2013

Il Veneto non piange dunque non fa notizia. Ma sta così



Una Regione che vanta 20 miliardi di residuo fiscale, ma non riesce a ottenere i fondi per le barriere fluviali. Ma è anche colpa dei veneti, uomini laboriosi che chinano il capo e fanno, ma non reagiscono all'ingiustizia.
Il silenzio di chi tace davanti a un’ingiustizia é colpevole nella misura dell’ingiustizia stessa. E il Veneto pare non averlo imparato. I vigneti sembrano poggiarsi su risaie, tanto l’acqua ha invaso i terreni. Le coltivazioni agricole già provate dalle intemperie e dalla grandine sono irrimediabilmente perdute. Strade dissestate e case, oggi, abitate da fango e detriti. Un uomo di 58 anni morto sotto il peso di un muretto che non ha contenuto la forza dell’acqua che esondava da un piccolo corso d’acqua paesano. Decine i feriti e centinai le famiglie evacuate. Le spiagge sono disintegrate, a poche settimane dalla stagione turistica. Metri e metri di argini scomparsi. Secondo il governatore Luca Zaia i danni mancherebbero di poco i 500 milioni di euro. Ciononostante se non ci fosse scappato il morto, non ci sarebbe stata una notizia. Perché che l’alluvione colpisca la stessa regione tre volte in quattro anni non puó essere più importante della diatriba sull’Imu o sulle riforme in cantiere da agosto. Che il Veneto vanti nei confronti dello Stato un residuo fiscale superiore ai 20 miliardi di euro, ma comunque non riesca ad ottenere i fondi per terminare le barriere architettoniche e i bacini di laminazione in cantiere da oltre quattro anni non può essere più importante degli aggiornamenti sull’asse Hollande-Merkel o della giornata mondiale contro l’omofobia
Anche il numero sempre più crescente di auto senza assicurazione é più importante di quello che accade all’interno dei vecchi confini della Serenissima, che domani pagherà l’Imu sui capannoni infangati e danneggiati. Perché la notizia non é che l’ammontare dei risarcimenti per i danni provocati dalla pioggia negli ultimi anni avrebbero già coperto oltre metà della spesa complessiva per i lavori sui corsi d’acqua. No, la notizia é “l’eccezionale ondata di maltempo che ha fatto anche una vittima”. Con le immagini prese da internet, perché tanto le formiche non piangono. E se non piangi, in Italia, non hai una notizia. Perché 5 milioni di persone che hanno smesso di essere arrabbiate e che hanno imparato a vedere la soluzione a un’emergenza come l’assenza di un problema da risolvere il giorno dopo, non sono una notizia. Sono una risorsa per chi lacrima sul numero verde con cui donare piccole somme a emergenze con meno della metà dei danni ma con il doppio della visibilità. Ma sono anche la gioia di chi trae profitto dal vittimismo laborioso di chi “fa e non insegna”, dal popolo tronfio del suo pragmatismo, che non capisce di essere stato appaltato da se stesso a metà compenso. Lavora e tace, perché le valutazioni e le responsabilitá di quanto é accaduto oggi si faranno domani, dice dall’ottobre del 2010 almeno. Ma chi tace non può lamentarsi dell’ingiustizia quindi, formica, sei colpevole dell’indifferenza in egual misura.
di Francesca Carrarini (L'Intraprendente)

 

Nessun commento:

Posta un commento