martedì 16 aprile 2013

Perché il 1° maggio deve (anche) ricordare i suicidi di Stato



Non solo suicidi di Stato come «crimini contro l’umanità» ma anche come vere e proprie “morti bianche” degne di essere commemorate nel giorno dedicato alla Festa del lavoro. È quanto chiede Confedercontribuenti attraverso le voci del suo presidente Carmelo Finocchiaro e della direttrice dell’Emilia Romagna Simona Pedrazzini.  
Secondo quanto scrive Finocchiaro infatti «oggi più che mai serve un patto fra lavoratori e imprenditori per fermare il declino del nostro Paese. Solo l’unità fra chi lavora e produce potrà farci ritornare ad essere un Paese che cresce». Tutto verissimo. Peccato che i sindacati, troppo spesso, ragionino esattamente all’inverso: gli imprenditori sono sfruttatori da arginare, nemici da combattere per redistribuire i soldi ai lavoratori. Per questo temiamo fortemente, per usare un’espressione alquanto eufemistica, che la loro richiesta non verrà mai accettata dagli organizzatori del Primo maggio. Eppure, prosegue con grande lucidità Finocchiaro, solo la sopracitata unità potrebbe «rafforzare la battaglia per una seria riforma fiscale ormai non rinviabile, per lo sbocco del credito bancario a imprese e famiglie, per una nuova solidarietà che sostenga sempre di piu’ gli italiani, ormai rassegnati al rischio di una povertà dilagante». Insomma tutta quella serie di interventi in grado di far ripartire un’economia depressa lasciando la maggior parte dei soldi a chi li produce (le imprese, intese nella loro sinergia fra proprietari e dipendenti) che, evidentemente, sa anche meglio come spenderli e reinvestirli, a tutto vantaggio dell’economia reale.
L’obiettivo finale, per Confedercontribuenti, è dar vita a «un primo Maggio che di fronte alla crisi del lavoro, ridiventi un momento per farsi sentire da chi dovrebbe governarci e dopo 50 giorni non riesce ancora a trovare una soluzione praticabile». Insomma un peana del mondo concreto e produttivo alla balcanizzazione della politica e al suo rinchiudersi in una torre d’avorio. Caratteristiche spesso proprie degli stessi sindacati che, nei decenni, hanno dato vita a strutture di potere incancrenito e politicizzato che puntano a tutto tranne che alla semplice salvaguardia dei loro singoli iscritti. Basti guardare a quanto sta succedendo nel Comune di Milano dove la Cgil risulta l’unico sindacato a non manifestare contro le ristrutturazioni di Pisapia: pur di non fargli torto si rinuncia a una battaglia. 
Anche se non sarà accolta la battaglia di Confedercontribuenti è sacrosanta: non solo perché pone al centro dell’attenzione un tema importante come i suicidi per ragioni economiche ma, soprattutto, perché va nella direzione di armonizzare due mondi erroneamente concepiti come distinti e distanti: quelli dei lavoratori e delle imprese.
Matteo Borghi (L'Intraprendente)

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