mercoledì 15 ottobre 2014

Accoglienza e smistamento migranti in Italia, Ciambetti: le norme sanitarie sono incredibili


Mentre le autorità sanitarie mondiali si interrogano su come contrastare e contenere il virus dell'Ebola, i nostri poliziotti e quanti si trovano a gestire l'emergenza immigrazione operano in condizioni decisamente inferiori a standard medico-sanitari adeguati per evitare contagi o trasmissioni di malattie infettive. Non c'è solo l'Ebola a preoccupare e le condizioni di viaggio di migranti e profughi lasciano adito a molti dubbi e preoccupazioni che crescono se andiamo a leggere le note operative a cui le Forze dell'Ordine sono tenute ad attenersi.
Nella circolare del 25 settembre scorso "Emergenza immigrazioni. Indicazioni operative" inviato ai Questori dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell'Interno apprendiamo che i migranti sono dapprima sottoposti a visita di medici delle Marina Militare o del Ministero della Salute: "I medici provvedono così ad individuare i casi che, nell'immediatezza, necessitano di accertamenti ulteriori e di terapia, inviandoli negli ospedali dei luoghi di approdo": Fin qui tutto nella norma di una profilassi scontata, ma è quando viene detto dopo, tra il burocratese e l'incredibile, a lasciar perplessi: "Dopo tale iniziale filtro sanitario, viene rilasciato una certificazione medica cumulativa che attesta l'assenza di malattie infettive e contagiose in atto nel gruppo dei migranti". Già l'idea di un certificato medico cumulativo è singolare, ma quanto segue lascia ancor più sgomenti: "Tale certificazione consente il proseguimento dell'iter di accoglienza e contiene, in dettaglio, tutte le informazioni sulle condizioni morbose eventualmente riscontrate. I migranti che presentano malattie infettive e contagiose, anche sospette, o che necessitano di cure per qualsivoglia altra patologia, come detto sopra, vengono tempestivamente avviati nei locali nosocomi e non possono ovviamente continuare l'iter successivo, se non dopo che gli accertamenti effettuati in sede ospedaliera escludono (sic) qualsiasi rischio di natura infettiva". Altro che screening iniziale: questo potrà anche esserci, ma presenta, per ammissione delle stesse autorità ministeriali, grandi falle.
Da queste righe, infatti, comprendiamo come esista una ampia possibilità per cui casi sospetti vengano smistati nel territorio, al punto tale che la stessa circolare sottolinea come la Direzione Centrale di sanità della Polizia di stato è in costante contatto con la medici della Polizia delle sedi dove ventgono smistati i migranti al punto d'aver attivato "puntuali e reciproci scambi sulle eventuali criticità di carattere sanitario, con particolare e primario riferimento al personale della Polizia di stato impegnato a vario titolo nelle operazioni".
Da quanto si capisce i controlli al momento degli sbarchi sono approssimativi e questo, per altro era stato denunciato anche da molti poliziotti, ma capiamo anche come venga scaricato il costo sociale nel territorio chiamato ad ospitare queste persone che, per altro, hanno una forte propensione a fuggire e dunque non essere controllata in alcun modo.
Di certo, il personale che viene a contatto con tutti i gruppi di migranti, è a rischio e nessuno può escludere che a rischio siano anche i cittadini delle località in cui vengono ospitati quelli che, in burocratese, sono chiamati casi sospetti.
Davanti a queste indicazioni del Ministero degli Interni non si può non rimanere spaesati e allibiti. Il mondo si sta mobilitando per contrastare il virus dell'ebola e l'allarme sanità è scattato nei principali aeroporti e porti. Da noi migranti in condizioni sanitarie sconosciute vengono scarrozzati e smistati in giro per l'Italia.

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