domenica 14 luglio 2013

Lettera a Zaia sul Sud, dove neppure i manager del Nord…



Luca Zaia, governatore del Veneto, ha stilettato i colleghi meridionali, a buona ragione. Li ha messi sul piatto, i numeri. Quelli che non mentono, che ci puoi giocare un po’, finché gli altri sono distratti, ma alla fine o tornano o qualcuno li ha “lavorati” male: «Un pasto negli ospedali veneti costa 6,5 euro, 60 in quelli siculi. Sono tutti sulla guida Michelin?». Pragmatico, infuriato, a Radio 24 ha quantificato il risparmio possibile – «trenta miliardi, trenta» – se si applicasse la gestione veneziana al Belpaese. Inappuntabile. Siamo con Zaia. Come non esserlo, nasciamo per offrire voce al Nord strozzato noialtri. La provocazione-offerta il Luca l’ha impiattata: non siete in grado? Ci pensiamo noi: «Al Sud vadano i nostri manager», anti-sprechi, efficentisti, risanatori. Il velato e presunto “più onesti di altri” lo esplicitiamo, che tanto s’intuisce. Inappuntabile. Spedisci il buono settentrionale a regolamentare quel Meridione che senza saperlo si tira, a colpi di assistenzialismo e incapacità di fare impresa, la zappa sui piedi. La stessa che a veneti, lombardi & Co. tira in testa ogni dì. Inappuntabile, in teoria. Infattibile, alle condizioni attuali, in pratica. Perché funziona come per le multe. Sono passati anni, lo ricordo come fosse ieri: Messina, tardo pomeriggio. Il sole picchia, il traffico è intenso. I marciapiedi enormi (enormi veramente) riescono a ospitare familiari parcheggiate di traverso. Sgattaioli tra un paraurti e l’altro per un po’, poi vieni costretto all’asfalto, rischiando che un motorino ti trascini via con sé. Un siculo, uno di quelli che Milano la vive per scelta, tace (tipico, ndr). E allora glielo chiedo: «Perché non li multano, perché sembra lecito l’illecito. Il rischio, come il disagio, sono lampanti». Tace, ancora. «Va bene, se la polizia locale non è in grado di far la propria parte, perché non trasferirne un po’ dalla Lombardia, di vigili? Quelli in tre giorni li sistemano tutti». Non tace più, il capello scuro: «Perché in meno di ventiquattro ore li rispediscono al mittente mal conci, col fischietto a mezza gola. Le sanzioni si farebbero carta straccia e in caso contrario nascerebbe una sorta di rivoluzione. È più complicato di così. Molto più complicato di come pensi». Ci ho pensato un po’. Giusto una decina d’anni. E l’ho capito che è più complicato di così.
È come per le multe, tutto il Sud funziona come quei marciapiedi specchio del senso dello Stato inesistente. Luca Zaia ha ragione, è tempo di cambiare marcia, far sì che le regole siano tali ovunque, che la rapina fiscale alle imprese-locomotiva-d’Italia finisca. Luca Zaia ha ragione ma non è così semplice. Il manager capace lo fanno a fettine in una manciata di minuti. Neppure il tempo di pensare a un paio di aggiustamenti e gli hanno già fatto passare la voglia di bazzicare le terre di sole e caffè. E non perché laggiù siano tutti marci, neppure perché sono tutti mischiati alla criminalità organizzata. Accusati di omertà molti cittadini neppure l’hanno mai capito che la roba che qui chiameremo “mala” è la stessa che li uccide negli ospedali indegni di questo nome. Da quelle parti devi mandarci l’esercito, a salvare un popolo abbandonato da uno Stato vigliacco e schiavo di se stesso. Capace di umiliarsi e ignaro che un mondo diverso è possibile, quel popolo. Da quelle parti il manager settentrionale ce lo devi mandare, quando hai disegnato un piano d’azione. Quando defiscalizzi e proteggi le aziende che possono creare un’alternativa all’assistenzialismo imperante. Quando mostri a quel popolo che oggi succhia il sangue al Nord lo Stato. Allora lì esigi. E noi vogliamo si esiga quanto prima. Vogliamo che il suo Veneto, Zaia, smetta di soffrire. Per questo occorre lottare, molestare Roma, battere i pugni. Fino ad allora i nostri manager teniamoli al sicuro. Ci servono, sono il nostro futuro.
di Federica Dato (L'Intraprendente)

Nessun commento:

Posta un commento