martedì 9 luglio 2013

Stanno uccidendo il Nord



Negli ultimi 5 mesi han chiuso in Italia 5.334 imprese di cui ben 1.211 in Lombardia e 454 in Veneto. Un bilancio disastroso che dimostra quel poco che lo Stato fa per incentivare la crescita. E quel tanto che fa per bloccarla. 
Mentre a Montecitorio discutono di come salvare l’Imu (0,4% del bilancio statale) il Paese va verso lo sfascio. I dati di Unioncamere sono a dir poco sconvolgenti e deprimenti:  nel Belpaese – si fa per dire – muoiono tre imprese ogni due ore, ovvero 35 al giorno, 5.334 nei primi cinque mesi del 2013. Un bilancio impressionante che vede i fallimenti in salita del 5,6% rispetto al già horribilis 2012. Una situazione in cui, a soffrire di più, è il cuore produttivo del Nord. In Lombardia sono fallite 1.211 aziende, poco meno di un quarto del totale, e a Milano 525, poco meno del 10%; in Veneto ne sono morte 454.
Il motivo del decesso è sempre lo stesso: un mix letale di tasse, burocrazia e stretta sul credito. Più di ogni altra cosa mancano soldi. Ho un amico che possiede una piccola impresa a Milano, non sana ma sanissima, con 300mila euro di bilancio in attivo. Eppure – fra i fornitori che non pagano e lo Stato che chiede il pagamento puntuale delle imposte – deve fronteggiare, quotidianamente, la crisi di liquidità. Per non parlare di chi ha debiti con la pubblica amministrazione che, salvo rare eccezioni (fra cui Regione Lombardia), vengono saldati con tempi a dir poco biblici. Però poi le tasse si devono pagare comunque puntuali (il sistema della compensazione vale solo nei rapporti fra privati, non in quello fra lo Stato-padrone e il cittadino-suddito) salvo non incorrere in multe, sanzioni, confische: se non si hanno i soldi si può chiedere un prestito, a patto che si trovi una banca ancora disposta a concederlo. Una volta mi è capitato di sentire la storia di un imprenditore con un problema simile: una pubblica amministrazione gli doveva da tempo più di tre milioni per una strada e lui, senza più soldi, era costretto a chiudere licenziando gli operai. Aveva pagato le tasse fino all’ultimo facendo causa all’amministrazione inadempiente per ricevere i tre milioni che gli spettavano. Non so se ci sia riuscito o se, coi tempi della giustizia italica, sia ancora a processo. Ricordo però, nitidamente, la promessa che fece a se stesso: non avrebbe mai più investito, per alcuna ragione, un solo euro in Italia.
Lo stesso succede nel campo dell’edilizia, uno dei settori più colpiti dalla vessazione statale. I costruttori devono pagare l’Imu sulle case invendute: un’assurdità, è come se la Fiat dovesse pagare il bollo e l’assicurazione sulle auto parcheggiate a Mirafiori. Eppure, per soddisfare l’implacabile sete del Leviatano, accade anche questo. Riuniti oggi a Piazza Affari per la “Giornata delle vessazioni” (sull’onda della “Giornata della collera” dello scorso febbraio) gli industriali hanno lanciato il proprio grido di dolore. Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha detto: «Le vessazioni sono ciò che ci impedisce di ripartire. Noi non abbiamo avuto nessuna bolla immobiliare come Usa e Spagna. Se non siamo riusciti a ripartire è a causa delle complicazioni burocratiche e normative presenti nel nostro Paese». I risultati si vedono: dall’inizio della crisi nell’edilizia si sono persi 446mila posti di lavoro, 690mila se si considerano i settori collegati alle costruzioni. Dal 2008 ad oggi le ore di cassa integrazione sono più che triplicate, passando da 40 a 140milioni. Una situazione che, solo ieri, ha fatto un’altra vittima: un muratore di 26 anni che – disoccupato da molto, troppo tempo – si è tolto la vita. Non ha retto la frustrazione di non trovare, nonostante la buona volontà, un posto di lavoro e la costante mancanza di denaro per una vita dignitosa. Lo zio ha parlato, a ragione, di “suicidio di Stato“: uno Stato che, in mezzo alle macerie, si comporta come «un bambino. Con un canale alimentare con un grande appetito da una parte e nessun senso di responsabilità dall’altra»
di Matteo Borghi (L'Intraprendente)

Nessun commento:

Posta un commento