mercoledì 31 luglio 2013

Madame Kyenge, il suo problema non è cromatico. È politico.


I veri razzisti non sono i maneggiatori di ortaggi, ma i progressisti che l'hanno fatta ministro per esibire un'icona mediatica e politicamente corretta. La Kyenge, non ha nessuna competenza specifica. Infatti, fa solo retorica. 
I peggiori nemici di madama Kyenge non sono i maneggiatori di ortaggi e i classificatori di specie zoologiche, ma quelli che fingono di esserle amici e che nascondono dietro il paravento appiccicoso del “politicamente corretto” i loro obiettivi di bassa cucina politica. Risulta infatti sempre più evidente che la signora non sia stata messa nella posizione che ricopre per indiscusse competenze tecniche o per speciali qualità culturali. È lì solo perché serve allo stesso tempo: 1- a dimostrare la prodigiosa apertura mentale della coalizione di governo in grado di proiettarsi nel cuore della più progressista multietnicità; 2 – a ricoprire con una immagine “forte” la totale incapacità a risolvere i problemi dell’immigrazione; 3 – a provocare la parte più becera degli avversari sperando in una serie di attacchi sguaiati in grado di attirare la massima attenzione mediatica. L’obiettivo è stato pienamente raggiunto: anche l’Italia può pavoneggiarsi nel mondo esibendo un proprio governante “diverso” e dare così sfogo al proprio inguaribile provincialismo; i problemi dell’invasione e dell’integrazione sono “risolti” promuovendo un immigrato ai piani alti del palazzo, mettendo assieme Cencelli e Benetton; si agita ogni giorno l’indignazione delle anime dabbene stigmatizzando con piglio severo le pirlate di qualche oppositore dal linguaggio colorito e dalle scatole scricchiolanti. Risultato: la banda Letta non combina niente di buono però può impartire lezioncine di bon ton e di correttezza cromatica. Gli sbarchi continuano, i foresti delinquono, l’invasione prosegue massiccia, i disagi per gli indigeni si moltiplicano ma non si può dire nulla sennò la Boldrini fulmina con il suo sguardo da Morticia ringhiante e qualche giudice tira in ballo la legge Mancino: un nome, una garanzia!
Alla fine passa in secondo piano il vero punto della questione: madama Kyenge non è inadeguata perché è nera ma perché non ha nessuna capacità per svolgere il ruolo che le hanno incautamente (o anche troppo cautamente) affidato. Forse è un bravo medico (come dicono essere il Calderoli), ma sicuramente come responsabile dell’immigrazione e dell’integrazione vale una cicca. Come Chance Gardner, non dice niente che non sia scontato, non fa nulla di efficace, non serve se non da paravento alla nullità (assai meno ingenua e sprovveduta) dei suoi colleghi di governo. Sono loro che la “usano”, che le mancano di rispetto, che ne hanno fatto una comoda icona da spupazzare in giro: i veri razzisti sono loro e non chi cazzeggia con i bollini Chiquita! 
Alla festa del Pd di Cantù, la signora ha detto che lo ius soli permetterebbe ai giovani “nuovi italiani” di tesserarsi alle federazioni sportive e a qualcuno anche di giocare in nazionale. Ha toccato la vera essenza del problema e il cuore profondo del sentimento nazionale italiano: il calcio.
di Gilberto Oneto (L'Intraprendente)

 

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