lunedì 22 luglio 2013

Perché un Veneto libero vuol dire “tana libera tutti”




Oggi non esiste una soluzione nazionale al problema, perché il problema è l'Italia, fondata sull'apparato burocratico e la rapina fiscale. Se il veneto, schiavo fiscale per eccellenza, si emancipa col referendum, crolla il sistema, e ne guadagnano tutti, dalle Alpi alla Sicilia. 
Pubblichiamo il discorso che Marco Bassani, storico delle dottrine politiche e firma de L’Intraprendente, ha tenuto a Conegliano, durante la serata di esordio di Plebiscito2013.eu, un’associazione nata per sostenere il diritto dei cittadini veneti ad esprimere la propria volontà nel referendum sull’indipendenza del Veneto. 
Quando è che un’istituzione entra nella sua crisi risolutiva? Quando crea più problemi di quanti non ne risolva. Se questo è il criterio, e lo è, occorre riconoscere che l’Italia è da decenni in crisi. Tuttavia, le mille catene burocratiche e le cento corde dei legami di una ben misera memoria condivisa – sentimenti irrazionali – hanno nascosto a lunga questa realtà. Oggi continuare a negare che l’Italia rappresenti il problema e non la soluzione vuol dire essere complici della bancarotta del nostro destino. E incapaci di raffigurarsi un futuro da persone libere.
Non può esistere una via nazionale alla soluzione del problema Italia. Perché l’Italia è il problema e il Veneto la soluzione. Lasciatemi parafrasare un classico. “Dove sta la possibilità dell’emancipazione italica? Risposta: nella formazione di un popolo con catene radicali, un popolo nella società italica che non è però della società italica, una popolo che sia la dissoluzione di tutti i popoli, una sfera che, per la sua situazione di schiavitù fiscale universale, possieda un carattere universale e non rivendichi un diritto particolare, poiché non ha subìto un torto particolare, bensì l’ingiustizia di per sé, assoluta. È un popolo che potrebbe, ma non ha neanche bisogno di appellarsi a un titolo storico, ma al titolo umano, che non si trova in contrasto unilaterale con le conseguenze, ma in contrasto totale con tutte le premesse del sistema politico italiano, una sfera che non può emancipare se stessa senza emanciparsi da tutti gli altri popoli italici, emancipandoli di conseguenza tutti, e che è, in una parola, la perdita completa dell’uomo e possa quindi conquistare nuovamente se stesso soltanto riacquistando completamente l’uomo. Questa decomposizione della decrepita società italica è il Veneto libero, indipendente e sovrano”.
Inutile negarlo, alcune popolazioni dovranno fare i conti con il fallimento italiano in modo ancor più doloroso rispetto ai veneti, ma non è più tempo di procrastinare: il cerino brucerà le dita solo di chi si ostina a volerlo passare, credendo che la prossima generazione risolverà il dissesto chiamato Italia. È ora di spegnere le fiamme, di gettare un referendum e la volontà del popolo sul piatto della storia. E ai veneti che amano l’Italia suggerisco con rispetto: appoggiate il referendum, andate a votare e mostrate, eventualmente, che le catene sono del tutto volontarie, che la schiavitù fiscale è libertà e che lavorare per gli altri è una libera scelta.
La libertà del Veneto sarà anche una sorta di “tana libera tutti”, il crollo del muro di Berlino dell’Occidente e il miglior regalo che possiate fare agli italiani. Da Capo Passero alle Alpi saremo tutti più ricchi, perché la povertà è l’incapacità di risolvere da soli i propri problemi. Il Meridione dovrà fare grandi e difficilissime cose, ma meglio farlo adesso, appena prima di aver reso la “Penisola che non c’è” una landa desolata del terzo mondo. Uniti stiamo morendo, divisi rinasceremo. Un giorno, forse, tenendo ben separate le borse, nascerà una libera confederazione che riconoscerà i motivi che ci uniscono, senza violare i diritti di nessuno. Ma ricordatevi: chi vi accusa oggi di egoismo e di pensare solo al danaro è perché ve lo sta portando via nel rispetto di tutte le leggi.
Il sistema politico italiano nasce per riprodurre costantemente il veneto come schiavo fiscale: solo un atto pacifico e democratico può ridisegnare un Veneto che non sia più una vacca da mungere.
di Marco Bassani (L'Intraprendente)

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