sabato 30 maggio 2015

Thiene (VI). Zaia con Salvini: «Il lavoro? Prima ai nostri ragazzi»

Piazza gremita, centri sociali sorvegliati «I 35 euro dei soldi pubblici per gli stranieri vanno ai pensionati. Serve dare dignità al popolo veneto» Poi sui rom: «Pronte le ruspe se non si adeguano».
THIENE. Se qualcuno, i centri sociali, sperava nello scontro, è rimasto deluso. Se qualcun altro, la Lega, contava di chiudere la campagna elettorale in terra vicentina col botto, ha fatto centro. Piazza stracolma ed entusiasmo alle stelle ieri pomeriggio a Thiene per il comizio conclusivo di Luca Zaia e Matteo Salvini, nell´ultima volata prima dell´apertura delle urne domenica. E la differenza tra loro, Lega e il centro sociale Arcadia di Schio, presente con una trentina di simpatizzanti in piazza Scalcerle, protetta, se mai ce ne fosse stato bisogno, da un cordone di forze dell´ordine, il governatore in carica del Veneto ha voluto marcarla bene: «Dove passa la Lega non restano cassonetti incendiati e auto bruciate, noi le piazze le riempiamo di gente perbene», ha sottolineato Zaia dal palco in piazza Chilesotti. LA TRUPPA. Accanto a lui, schierati al gran completo i big del Carroccio berico, dai deputati Erika Stefani e Filippo Busin, all´europarlamentare Mara Bizzotto e, ancora, Antonio Mondardo, Marino Finozzi, Roberto Ciambetti e Giampaolo Dozzo. Un migliaio le persone accalcate in piazza, «senza bisogno di offrire spritz e concerti», ironizza Zaia lanciando una stoccata alla candidata Pd Alessandra Moretti. «Vogliamo dirlo che non tutti i ventenni, per fortuna, sono come quei disadattati parassiti dei centri sociali?» Basta una frase pronunciata da Matteo Salvini per far risuonare un´ovazione generale, fragorosa. «Matteo sei un mito!», gli urla una signora visibilmente emozionata di trovarselo di fronte a pochi metri. Lui, t-shirt e l´immancabile tablet in mano, prepara il secondo affondo, non senza aver prima rivolto un affettuoso saluto al duevillese Mario Pieropan, scomparso qualche settimana fa in un terribile incidente domestico. «Proprio perché il voto alla Lega è un voto anche per Mario siamo qui a chiedervi di impegnarvi in prima persona per convincere amici e vicini di casa ad andare a votare domenica: è ora di ridare dignità al popolo veneto, troppo spesso messo da parte per fare spazio a rom e migranti». Migranti che, precisa il segretario, la Lega non respinge in toto, ma per i quali, come per i rom, devono essere applicati gli stessi diritti e doveri degli italiani: «Se così non fosse? La risposta la sapete: ruspa». Facendo riferimento anche alla necessità di norme rigorose e certezza della pena, non manca un pensiero per il benzinaio di Nanto Graziano Stacchio, né per Adriano Celentano, fresco di avvicinamento alle posizioni salviniane: «Questo vuol dire usare il buon senso e non trincerarsi dietro colori e ideologie». E rivolgendosi alla folla Salvini incita: «Domenica si fa la storia, si cambia il paese». LA PROMESSA. Una sicurezza che traspare anche dalle parole di Zaia che, pur non volendo snocciolare dati e risultati del suo Governo in Veneto, né attaccare il programma politico degli avversari, fa una promessa alla piazza: «Qualunque posto di lavoro libero, prima andrà ai nostri ragazzi, alla nostra gente, poi agli immigrati. 35 euro al giorno di soldi pubblici non li dobbiamo dare agli stranieri, ma ai nostri pensionati ed è per questo che come presidente di Regione ho detto no all´accoglimento di nuovi stranieri». Immagine simbolo della manifestazione, prima dell´ultima tappa in serata a Verona, l´abbraccio di Zaia e Salvini immortalati, tutti e due, con la felpa con la scritta Thiene, regalo della città pronto per entrare a far parte della monumentale collezione del segretario leghista. Finisce il comizio, i leader scendono dal palco, la gente se ne va alla chetichella, non prima di un selfie con Salvini e Zaia. Le forze dell´ordine possono finalmente tirare un sospiro di sollievo: uova e pomodori, per una volta, sono rimasti nelle case. 
COPYRIGHT (GdV) Giulia Armeni

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