giovedì 27 giugno 2013

Letta firma l’ennesima rapina di Stato contro il Nord



Il governo investe un miliardo e mezzo di euro per incentivare l'occupazione nel Mezzogiorno. Intanto, i nostri Comuni sono strangolati dal patto di stabilità, e i nostri soldi continuano ad alimentare l'assistenzialismo. 
Non ce l’ha fatta neanche lei, una dei pochissimi membri del governo Letta a non essere meridionale. Nemmeno la signora Cécile Kyenge è riuscita a bloccare l’ennesima rapina di Stato contro il Nord, visto che l’esecutivo ha scelto di investire circa un miliardo e mezzo di euro per incentivare l’occupazione nel Mezzogiorno. Un altro malloppo verrà ingoiato dal Sud per “sostenere gli imprenditori“. Siamo alle solite. A Milano e dintorni si pagano le tasse e si fa da sé, visto che da Roma arrivano briciole e nei forzieri dei Comuni sono bloccati pacchi di milioni per il patto di stabilità. Diversa la musica sotto il Po, dove lo Stato diventa improvvisamente amorevole: distribuisce posti pubblici e consulenze come ammortizzatore sociale, e agli enti locali che esagerano non riserva bacchettate ma euro. Chiedere a Catania, Palermo, Roma. Municipi al verde e dolcemente rimessi in piedi con i soldi altrui.
Evidentemente è quello che si merita una delle comunità più derubate e più addormentate al mondo. Pochi giorni fa, su lindipendenza.com, il diretùr Gianluca Marchi aveva snocciolato le cifre che il Settentrione versa a Roma ricevendo in cambio poco o nulla. In tutta Europa, dalla Catalogna alla Baviera, le regioni mettono in piedi dei casini per molto meno. Qui, no. Addirittura, in alcuni Comuni settentrionali la polizia locale sta girando per negozi. Non guarda le vetrine. E’ pronta a multare i commercianti che osano anticipare gli sconti in tempi di saldi. Ci sarebbe una norma statale che lo impedisce e che fa scattare sanzioni salate.
Il tutto mentre nel Mezzogiorno c’è la legge del Far West. Solo lì organizzazioni criminali comandano intere regioni e si stanno spingendo sempre più violentemente a Nord. Solo lì c’è – da una vita – il vero sciopero fiscale. Altro che Lega: milioni di patrioti meridionali non saldano il canone Rai (anche se le lingue ufficiali della tv di Stato sono il romano e il napoletano), ignorano i contributi, deridono ogni sorta di balzello. Eppure è impossibile cambiare registro. Impossibile, quasi come risolvere una volta per tutte il problema immondizia a Napoli. O tagliare l’esercito di forestali calabresi, più numerosi dei colleghi di tutto il Canada. Anche per questi motivi, frotte di campani e siciliani di buona volontà decidono di indossare la divisa della Finanza per recuperare qualche spicciolo dagli evasori. Peccato vengano quasi tutti a lavorare al Nord. Ora c’è l’ennesimo schiaffo ai padani con l’ultima vagonata di soldi che scendono a Mezzogiorno nel consueto viaggio di sola andata. Come se più di 150 anni di sciagurata unità nazionale non avessero insegnato che riempire di soldi il Sud serve solo alle mafie e alle clientele, non certo a rivitalizzare lo sviluppo. Gira e rigira, è quello che il Nord si merita. Anche per colpa della Lega, che tra Trota e scandali Belsito ha sputtanato la questione settentrionale. Problema più grave che mai, eppure poco rappresentato nelle istituzioni. Istituzioni così zeppe di meridionali da doverci aggrappare alla sciura Kyenge per sperare in un argine allo strapotere sudista. Come si dice dalle nostre parti, va da via i ciap.
di Albertino (L'Intraprendente)

 

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