martedì 18 giugno 2013

Mamma li turchi. Ma tutti se ne accorgono soltanto ora



Verrebbe da chiedere: "Dove eravate?". Politici, istituzioni e giornalisti: tutti miopi sullo Stato guidato da Erdogan. 
Sulla Turchia, però, verrebbe da chiedere un classico «dove eravate?» ai tanti che adesso si agitano per i diritti umani: anche perché a opporsi all'ingresso della Turchia in Europa (di 71 milioni di musulmani, cioè, in un'Europa che ne contiene solo 15 milioni) poco tempo fa c'erano solo quattro gatti leghisti e comunisti. Berlusconi magnificava «il grande amico» Erdogan, il Corriere della Sera ospitava articoli del ministro Frattini che esaltava le fantasmatiche riforme turche, la sinistra se ne strafotteva, il Vaticano taceva per paura di ritorsioni contro i cristiani armeni. E i giornalisti? Nel novembre 2006 Napolitano andò ad Ankara e auspicò «l'ingresso della Turchia come stato membro», ma gli inviati italiani gli fecero solo domande su Schifani e sul presidenzialismo. Intanto l'Herald Tribune e altri giornali del mondo si occupavano del caso Turchia per davvero, anche perché Ankara guardava apertamente all'Iran di Ahmadinejad e a una partnership militare con la Siria: le repressioni e i giri di vite contro la stampa erano all'ordine del giorno. E oggi? Forse ignorate che Francia e Germania hanno cambiato idea: sia benvenuta la Turchia nella Ue, come ribadito nel maggio 2012 con l'applauso di Mario Monti. Una questione economica, certo: anche se da un rafforzamento dell'Asse Berlino-Ankara c'è soltanto da temere. Le perplessità di ordine demografico e culturale? Chi se ne frega. 
di Filippo Facci

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