domenica 24 novembre 2013

Veneto Decida, finalmente gli indipendentisti fanno squadra

Via le bandiere di partito, da oggi gli indipendentisti parlano una sola lingua: Veneto Decida. Un comitato pro referendum, nato a luglio ma formalizzatosi ieri a Grisignano, che raccoglie dentro di sé le anime storiche del sentimento indipendentista veneto: gli acerrimi nemici Indipendenza Veneta e Veneto Stato, ma anche Futuro Popolare Veneto di Stefano Valdegamberi, Veneto Stato Europa, Europa Veneta, Liga Veneta Repubblica. E ancora le organizzazioni storico culturali come Raixe Venete e la Milizia Veneta.
«Un passo indietro di tutti per uno comune verso la democrazia» dice Alessio Morosin, tra i fondatori del comitato. Obiettivo: portare al voto del consiglio regionale del Veneto la proposta di legge 342 per il referendum d’indipendenza. Proposta rimandata in commissione dai consiglieri pidiellini che han poi presentato una contro-proposta: apertura del dialogo con Roma per l’autonomia. Un’idea che il comitato boccia all’unisono. Lo dice per tutti l’avvocato Luca Azzano Cantarutti, presidente di Indipendenza Veneta e già membro della commissione giuridica istituita da Zaia: «Parlare di referendum per l’autonomia non è solo un modo per sviare l’attenzione sul tema dell’indipendenza, ma anche una perdita di tempo: la Corte Costituzionale, nel 2000, ha dichiarato l’impossibilità di modifica diretta dell’articolo 116 della Carta (per intenderci quello che riconosce le regioni a statuto speciale). Sentenza Mezzanotte – dice Cantarutti – dal nome del suo relatore».
Indipendenza e solo indipendenza, quindi. E senza politica: «Il comitato ha un suo simbolo, ma non è chiuso all’interno di nessun cerchio – spiega Morosin -. Vogliamo esser chiari: non ci interessano le europee né politiche, qui si parla solo del diritto di un popolo di scegliere se diventare indipendente o meno». Una visione che non solo ha portato ad unire i simboli indipendentisti intorno ad un tavolo (tanti i precedenti tentativi: I Veneti, Forum dei Veneti, Casa dei Veneti etc), ma che ha raccolto anche il favore – in breve tempo – di oltre 130 comuni e due province. Segno tangibile che qualcosa, in Veneto, sta cambiando. A conferma è arrivato l’invito alla conferenza organizzata dall’associazione Apindustria Vicenza sul tema “Delocalizzazione o indipendenza”, cui parteciperanno come relatori molti aderenti del comitato come Valdegamberi: «Non è stata una nostra iniziativa – chiarisce lui – ma una volontà specifica dei giovani industriali di Vicenza di dibattere sul tema». «L’ulteriore conferma che la questione è più calda che mai – aggiungono dal comitato – fino a qualche anno fa ci saremmo sognati un’iniziativa del genere».
E che il tema sia scottante lo chiariscono i sondaggi, che segnano un favore verso l’indipendenza mai inferiore al 60%. Dati che certamente iunfluenzano la politica veneta, oggi puzzle confuso su una scacchiera che lentamente prende forma. E che il governatore seguirebbe da vicino. Morosin esclude la possibilità che il comitato guardi alle prossime regionali («Spero signorina che lei sia andata a votare nel 2010 – mi risponde – perché la prossima volta che tornerà alle urne il sigillo sulla scheda sarà quello della Repubblica Veneta»), ma che non può escludere l’inverso: l’attenzione di Zaia per il comitato, per le prossime regionali. E infatti il suo nome viene ufficialmente presentato tra i sostenitori di Veneto Decida: «A titolo personale» chiariscono i soci, «ma non fondatore» ribattono dalla Regione. La verità è a verbale, ma non è tanto importante quanto il risultato di un’eventuale convergenza tra il neonato comitato e il partito leghista a guida trevigiana. Quest’ultimo il riferimento istituzionale necessario per paragonare il percorso Veneto a quello di Scozia, Catalunya, Montenegro o Fiandre. Il primo, invece, il “contenitore anche elettorale” di riferimento per il popolo indipendentista. Partitico no, ma di scopo si. Per una nuova politica in un nuovo Stato.
di Francesca Carrarini (Intraprendente)

Nessun commento:

Posta un commento