mercoledì 26 febbraio 2014

Contro il mito della Lega (solo) di lotta

Il Salvini "lepenista" punta tutto sulla Lega di urlo e canottiera, immaginando sia l'unico futuro possibile per il partito. Ma non è così: i leghisti sanno anzitutto amministrare bene i territori (Zaia e Tosi qui pari sono) e dovrebbero costruire politica da lì. Magari attraverso le primarie...
La Lega Nord è nata strillando, non come un poppante normale. Somigliava più a un adulto inferocito, arrabbiato per anni di rappresentanza mancata e di un’incessante rapina di Stato. Urlava, il Bossi della prima ora, urlava anche in modo becero e a tratti razzista. E faceva bene, dal punto di vista strettamente politico. Perché il fare notizia, allora, era l’unica maniera di diventare politica alternativa, perlomeno in tempi rapidi. La scalata ai palazzi, anche e soprattutto squisitamente romani, è stata infatti veloce, come rapida viaggiava una battaglia che non poteva essere quella di un’intera nazione.
Le cose sono cambiate. Da antagonista della Roma ladrona s’è fatta parte di questa. I seggi, le poltrone e la graduale presa di coscienza che l’essere sguaiati non era più accettabile, pure perché il legame con gli alleati capaci di aggiustare i conti in rosso del partito era utile. Da non scordare c’è anche la metamorfosi che ogni movimento dovrebbe agognare, se vuole cambiare le cose: una fetta di potere il Carroccio l’ha fatta propria. A quel punto può essere imbarazzante urlare che la Capitale è zeppa di ladri, ma che lì bazzicano anche i tuoi uomini. È andata com’è andata, c’è stata l’ascesa e la dolorosa caduta-scandali. Resta che i padani, sopra al resto, hanno dimostrato di saper governare i territori, almeno in molti casi. Di saperlo fare bene, per la precisione.
Oggi Grillo si fa largo a colpi di anti-tutto, anche anti-politica. Matteo Salvini sa che deve recuperare terreno, molto. Il fenomeno-Beppe si sgonfia e lui tenta di accaparrarsi quella rabbia lì: no Euro, Merkel, Europa, Roma. No un bel po’ di cose. E qui si fa largo il bivio: poco prima che Matteo venisse nominato segretario, Roberto Maroni, dopo aver rinchiuso un paio di ingombranti cadaveri nell’armadio (il padre-fratello a un certo punto va ucciso), aveva ripreso il percorso battagliero ma dai toni moderati. Macroregione e dialogo con l’universo, a patto sia utile alla causa.
Ecco, diciamo che Salvini non sta esattamente seguendo le sue orme. I maligni suggeriscono che questo sia un modo di lasciare il giovane segretario si bruci da solo, insistendo su passioni lepeniste, perciò per natura nazionaliste e stataliste. La realtà è fatta di una cronaca che, indiscrezioni a parte, potrebbe vedere la Lega uscire male da un apparente involuzione.
Per qualcuno il Carroccio può essere solo questo, trova vigore ed energia solo nella protesta acerba. Certo, parte del partito sì ma è anche quello che pare avere meno prospettive. L’altra parte dei “barbari sognanti” invece viene svilita, offuscata, dalla deriva destrorsa del leader. Perché raccontassero di più quel che hanno fatto, piuttosto di dire quel che non hanno fatto e non devono fare gli altri, i leghisti, avrebbero pochi (o nessun) rivale.
Luca Zaia in Veneto ha fatto miracoli: ha ridotto del 96 % le consulenze e tagliato 8 milioni i costi del personale. Diminuito da 71 a poco più di 30 le società partecipate e fatto i conti con calamità naturali che avrebbero piegato qualsiasi altra regione. Nonostante il residuo fiscale e la moria di imprese figlia di folli politiche centraliste. Roberto Maroni in Lombardia si sta dimostrando abile quanto lo è stato da ministro. La Verona di Flavio Tosi è lì da vedere. Ma questi sono i “big”, i notabili da citare alla spiccia. In generale l’amministratore leghista, eccezioni escluse e ne potremmo citare come per altre bandiere, è un amministratore capace.
Allora no. La Lega Nord non deve e non può essere solo quella del grido, anzi. Il bivio sta proprio nello scegliere chi e cosa vuole diventare da grande. Considerando che a furia di urlare rischia di sopravvivere, restando decisamente più piccola di quanto non meriti. In proposito c’è un evento a cui vale la pena prestare attenzione: le primarie.
di Federica Dato (L'Intraprendente)

1 commento:

  1. Risulta difficile per i leghisti evitare di non urlare quando ci si trova di fronte a certe sconcezze della Stampa e delle Tv di Stato, che per giunta conoscono in pochi, come potete leggere quì sotto…
    Cliccate qui : http://www.ilgiornale.it/news/interni/cos-report-voleva-distruggere-tosi-995266.html
    E se volete,cliccate qui : http://www.qelsi.it/2013/lo-yacht-del-figlio-di-bossi-e-una-bufala-ma-nessuno-chiede-scusa/

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