venerdì 21 febbraio 2014

Prostitute equiparate ai piccoli imprenditori. Approvata in Regione mozione della Lega

“Anche la prostituzione, alla pari di altre professioni costituenti reddito, va regolarizzata come lavoro autonomo e assoggettata a regime fiscale vigente. Sono pertanto soddisfatto per l’approvazione nell’odierna seduta di Consiglio della mia mozione che invita la Giunta ad attivarsi, assieme alle altre Regioni italiane, per chiedere al Governo di procedere in tal senso. Il recentissimo caso, riportato dalla stampa odierna, della crociata delle escort contro il lavoro nero, dovrebbe convincerci a procedere in tal senso al di là di posizioni ideologiche che esuberano la volontà delle stesse prostitute. Le quali, come dichiarato a Repubblica oggi, chiedono di pagare le tasse per avere diritti previdenziali chiari e ormai necessari”. A dirlo è il consigliere leghista polesano Cristiano Corazzari dopo il voto dell’aula sulla mozione 155 da lui presentata e sottoscritta anche da altri consiglieri del Carroccio.
“La legge Merlin del 20 febbraio 1958 – spiega l’esponente leghista - ha provocato un aumento della prostituzione, rendendo l’offerta più visibile e accessibile. Non solo: è noto che a controllare quasi interamente il settore sono le organizzazioni criminali che lucrano su questa attività del tutto esentasse. Di conseguenza, la legalizzazione della prostituzione porrebbe un freno al fenomeno e ne consentirebbe il controllo da parte della pubblica autorità, anche sul piano sanitario, sull’esempio di quanto è stato fatto negli ultimi anni in Svezia, Olanda, Germania, Austria e Svizzera, recuperando un gettito pari a quello dell’IMU prima casa. L’attività della prostituzione rientrerebbe quindi a pieno titolo nella categoria del lavoro autonomo, poiché ne possiede tutti i requisiti tipici: prevalenza del lavoro personale della prestatrice d’opera, assenza del vincolo di subordinazione, libera pattuizione del compenso, tutte caratteristiche che la renderebbero soggetta al pagamento delle tasse e alle opportune verifiche fiscali”.
“In parallelo, ritengo necessaria l’abrogazione di parte della legge Merlin – ha concluso Corazzari -. Questa istanza è stata portata avanti nel 2013 da diversi sindaci d’Italia, raccogliendo 350.000 firme non sufficienti a indire un referendum ma certamente segnale di una forte volontà popolare, confermata anche da tutti i sondaggi per cui oltre il 60% degli italiani è favorevole a una legalizzazione e regolamentazione del fenomeno. Il percorso di revisione, che comporti abrogazione parziale o totale della Merlin, va ormai imboccato con decisione a tutela della dignità della donna, della fiscalità e dell’igiene pubblica; inoltre il Veneto può essere capofila della proposta di un referendum in tal senso”.
fonte GdV 20.02.14

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