mercoledì 5 novembre 2014

La Ue chiede sacrifici ma poi ci impone di regalare case ai rom

Ieri al presidente della Commissione europea, un signore che essendo stato nominato in tenera età ministro del Lavoro del Lussemburgo non ha di fatto mai lavorato, è saltata la mosca al naso. Colpa di Matteo Renzi, il quale ha il vizio di non tener la bocca chiusa e parla un po’ di tutto, Europa compresa. Ma che cosa ha detto il nostro presidente del Consiglio di tanto grave da fare irritare Jean-Claude Juncker? Niente di sconvolgente: semplicemente che a Bruxelles ci sono schiere di burocrati i quali pensano che la vita debba regolarsi in base ai loro parametri. Una volta tanto, quello del nostro premier è un giudizio condivisibile, ma al numero uno dell’Unione europea - un uomo che deve la poltrona al sostegno riservatogli dalla Cancelliera di ferro: e qui si capisce tutto - le critiche non sono piaciute e dunque dall’alto del suo incarico l’ex primo ministro del Lussemburgo ha replicato a Matteo Renzi, dicendo che l’Europa i problemi tende a risolverli, non a crearli. 
Sarà, ma l’esperienza ci insegna che invece molti dei guai lamentati dai Paesi del Vecchio Continente sono frutto di scelte e decisioni sbagliate imposte proprio da Bruxelles. La rigidità con cui la Ue applica il rigore spesso fa a botte con il buon senso e non di rado produce effetti contrari a quelli che si vorrebbero ottenere.
Di Maurizio Belpietro

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