venerdì 13 dicembre 2013

Perché stiamo coi Giovani padani contro l’euro

Uno striscione per dire basta all’eurocrazia e alla sua moneta unica a trazione germanica. È questa l’idea di alcuni giovani padani che, mercoledì, son riusciti a esporre un grosso striscione con l’eloquente scritta: «Basta €uro!».
A raccontare i dettagli dell’“incursione” è il coordinatore federale del Movimento giovani padani Matteo Mognaschi: «Ieri è stata una giornata storica a Strasburgo, dove alla faccia della democrazia ogni manifestazione anche pacifica è vietata. All’ingresso ci volevano addirittura fare togliere ogni simbolo politico, e la cosa è rientrata solo grazie all’intervento dei nostri europarlamentari. Nonostante questo con un blitz siamo riusciti a esporre nel cortile centrale dell’europarlamento una striscione alto 10 metri. È questa è la rivincita migliore della democrazia sull’eurodittatura!».
Sulla stessa linea l’altro organizzatore della manifestazione, il coordinatore lombardo del Mgp Simone Parigi: «Questo euro è il simbolo di una nuova schiavitù che ci colpisce e ha condannato tutti noi a una situazione drammatica. Ormai gli stati centrali non hanno la forza per far nulla, sono perennemente in bilico e schiavi delle scelte imposte dall’unione europea. Disobbidiamo: contro entrambi si deve scagliare una battaglia campale, che combatteremo a fianco di Matteo Salvini e della Lega Nord per riprenderci il nostro futuro e l’indipendenza, da Roma e dall’euro».
Quella dei giovani padani è una protesta che condividiamo in larga parte con qualche distinguo. L’impianto pesantemente statalista e centralista dell’Unione europea, per di più non legittimato da elezioni democratiche (il parlamento eletto non fa che ratificare le leggi della Commissione nominata), è l’esatto opposto di ciò che un liberale dovrebbe desiderare. Le decine di uffici sparsi fra Bruxelles e Strasburgo – sede costruita come compensazione per la Francia, indignata dall’assegnazione della sede Bce alla tedesca Francoforte – sono in netto contrasto con l’idea di riduzione della spesa pubblica. Di fatto, così come è concepita, l’Ue non è altro che una gigantesca sovrastruttura che ha partorito un’unione economica (non politica).
E qui arriviamo all’euro. La moneta unica tanto (e in parte giustamente) vituperata. La grande colpa è stata quella di pensare di imporre una stessa valuta a economie con diverse velocità. Il problema, ora, è capire se e come sostituirla. In particolare, dalle parti de L’Intraprendente, non condividiamo quelle prospettive stataliste che puntano al recupero della sovranità monetaria per permettere allo Stato di alimentare maggiormente la spesa pubblica (che andrebbe al contrario ridotta). Il problema è che stampare di più denaro ha, come contropartita, l’inflazione che per le famiglie significa perdita del potere d’acquisto. Nel 1978, con la cara vecchia liretta, si sfiorava il 22% annuo (21,8% per la precisione), oggi siamo appena all’1,5%.
di Matteo Borghi (Intraprendente)

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