martedì 11 marzo 2014

Le giravolte di Grillo su Euro e Indipendenza

Inneggiava al tricolore, ora parla di autodeterminazione. E sulla moneta unica è arrivato a chiederne l’uscita per poi proporre gli eurobond.
Evviva, Beppe Grillo vuole la secessione. Meno male, Grillo difende il tricolore. Evvai, il Movimento 5 Stelle vuole abbandonare l’Euro. Per fortuna che il M5S difende la permanenza  dell’Italia nella moneta unica. Non è un delirio giornalistico ma la presa d'atto delle mille giravolte che l’ex comico ligure ha fatto su due tra i principali dossier sui tavoli di tutti i leader europei.
Il principio di autodeterminazione, la possibilità di autogovernarsi e di decidere autonomamente del proprio futuro e del proprio destino, il diritto internazionale che, prevalendo su quello nazionale, giustifica e legittima le aspirazioni dei popoli all'indipendenza da Stati che non sentono più come propri sono temi che stanno appassionando, o parallelamente terrorizzando,  le cancellerie di mezza europa, dall’Inghilterra alla Spagna. L’esempio di quello che sta succedendo in Scozia o in Catalunya sta facendo scuola anche in altre  nazioni che aspirano ad uno Stato proprio, a cominciare dal Veneto. Una questione non secondaria, che può portare a ridisegnare in toto l'attuate Europa. Così come non è certo un dibattito accademico da farsi solo nelle aule universitarie decidere se dopo essere entrati nel sistema della moneta unica occorre sposarlo per l'eternità oppure è possibile  lavorare per un ritorno a valute nazionali. Siamo di fronte a due temi che sicuramente saranno centrali alle prossime elezioni europee del 25 maggio. Due argomenti che peseranno nelle valutazioni di milioni di cittadini che si recheranno alle urne, nel nostro Paese così come negli altri Stati europei. Due questioni che come spesso succede il partito di Beppe Grillo sta affrontando con superficialità e demagogia. Guardando i sondaggi o  cercando di interpretare i sentimenti della rete, senza progetti e senza un minimo di coerenza. Come dimostrano le infinite  giravolte e dichiarazioni contraddittorie che negli anni il comico ci ha propinato.
Già perché se negli ultimi giorni il leader del M5S ha mostrato una certa sensibilità per il tema dell'indipendenza, delle macroregioni e della possibilità più che concreta di una disarticolazione dello Stato italiano, nei mesi e  negli anni passati, invece, si era schierato decisamente contro qualsiasi ipotesi di cambiamento.  Solo a settembre dell'anno scorso 12 deputati grillini occuparono il tetto di Montecitorio per protestare contro il tentativo di istituire un Comitato parlamentare per le riforme che avrebbe dovuto redigere i provvedimenti per cambiare la Costituzione.  Enrico Letta aveva promesso una riforma della Costituzione in 18 mesi ma l’art. 138 (che obbliga ad un doppio passaggio nelle Camere e permette un referendum in caso di una maggioranza in aula inferiore ai due terzi) fa a botte con la velocità. Per questo era necessario un percorso più agile ma i grillini, al di là del merito delle riforme, semplicemente difendevano lo status quo. La Costituzione non si cambia. Punto e basta. Idea coerente con quanto  esposto da Grillo nel suo blog il 14 settembre del 2010, il giorno in cui la Lega Nord si ritrovava a Venezia. Alcuni militanti cinque Stelle erano stati fermati dalla polizia perché cercavano di infilarsi all’interno della kermesse leghista sventolando tricolori e cercando di provocare i sostenitori del Carroccio.  Grillo era rimasto scandalizzato: «Esibire il Tricolore è una provocazione, si rischia il linciaggio. Italiani che si credono padani (mai esistiti nella penisola) che combattono italiani che si credono italiani, sarà il caso di capire le cause di questa follia prima che sia troppo tardi. L’Italia è l’unico Paese della Terra in cui può essere sconsigliabile girare con la bandiera italiana. Un simbolo senza pace, ma che ci rappresenta ancora come popolo e come Istituzioni... Il federalismo... chiedete a una persona qualunque, un amico, un parente, in cosa consiste? I piemontesi sono piemontesi, i lombardi sono lombardi e i veneti sono veneti e, ognuno di loro, è anche italiano». Insomma, non il pensiero di chi crede nella secessione o nel principio dell’autodeterminazione. Ma le parole e i pensieri  di Grillo, proprio come un tricolore appeso ad un pennone, cambiano in base al vento. O alle parole di Napolitano. Siamo a ottobre dell'anno successivo. Il Capo dello Stato  delizia il Paese con un’altra delle sue sparate contro la voglia di indipendenza dei popoli della penisola. Grillo, per puro spirito di contrapposizione, lo attacca: «L’Unità d’Italia è avvenuta con una feroce guerra di occupazione del Sud da parte dell’esercito sabaudo con un milione di morti e milioni di emigranti. La cassa dei Borboni, uno Stato legittimo, venne trasferita a Torino. Le mafie si svilupparono dopo l’Unità. Perché Napolitano non lo ricorda? L'annessione del Sud avvenne nel sangue di patrioti chiamati briganti. E’ Storia, forse è meglio ricordarla se vogliamo veramente guardare avanti».
Parla, ma non fa. Comizia, ma non agisce. Come sull’Euro, dove i suoi balletti sono continui. Ad aprile del 2012 Grillo  scrive sul suo blog: «Quando si mette in discussione l’euro, la reazione indignata e corale è “Non possiamo uscire dall'Europa”, come se l’Europa si identificasse con l’euro. Si può rimanere tranquillamente nella Ue senza rinunciare alla propria moneta».  Concetto ribadito durante lo tsunami tour, in vista delle politiche dell’anno scorso. A fine febbraio però, subito dopo il successo elettorale. Mauro Gallegati, professore di economia ad Ancona e consigliere economico del comico genovese (ora probabile candidato nelle liste di estrema sinistra alle europee), intervistato da Stefano Feltri per il Fatto Quotidiano, smentisce tutto: «Non ho capito come si è diffusa questa idea. Uscire dall’euro vuol dire impoverire la nazione di almeno il 30% da un giorno all’altro. Non gli ho mai sentito dire una cosa simile. La sua posizione è più del tipo: “Invece che calare tutto dall’alto, meglio farlo maturare dal basso”». Ulteriore cambio di direzione nell'intervista rilasciata a giugno direttamente da Grillo al più importante quotidiano svizzero, TagesAnzeiger. «L’Europa - affermava  - è stata fondata sul principio di sussidiarietà, ma la Grecia è stata abbandonata. L’Ue è solo un motore della Germania. L’Italia è il terzo finanziatore di Bruxelles, ed ha il diritto di esprimere le sue posizioni, per esempio sull’immigrazione, senza timori di essere definiti fascisti o razzisti (e anche su questo argomento non si contano più le giravolte dei grillini, ndr). Non si può lasciare da solo il nostro paese su questo tema». Pochi giorni dopo uno studio di una settantina di pagina elaborato da un gruppo denominato Economia 5 Stelle, composto anche da parlamentari grillini, spiegava, tra le altre cose, il senso dell’uscita dalla moneta unica.  In piena estate, ennesima giravolta.  Intervistato da Stephan Faris di Bloomberg Businessweek, l'ex comico indicava come una priorità la rinegoziazione del debito ma evita di rispondere sul voto nel caso di referendum sull’euro.  Al VDay di Genova, a dicembre, Grillo ricambia idea e si dice favorevole ad un referendum per l’uscita dall’euro. Contemporaneamente però propone l’istituzione di eurobond, che presuppongono una moneta unica. Il dubbio è che con Grillo si possa percorrere un percorso assieme solo nei giorni pari. Perché in quelli dispari dice esattamente l’opposto.
Di Igor Iezzi

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