venerdì 10 gennaio 2014

Con le moschee l'Islam conquista il territorio, l'Occidente apra gli occhi

«In Egitto, Arabia e Qatar gli imam affermano di voler costruire una moschea a San Pietro. Quando parlano con gli occidentali negano tutto»
«Le moschee sono fatte per conquistare la terra in nome dell’Islam e perpetrare la guerra santa contro gli infedeli, ma l’Occidente non lo vuole capire». Parole di Ashraf Ramelah, fondatore e presidente dell’associazione costituita in Italia e negli Usa  “La Voce dei Copti” (www.voiceofthecopts.org), che dal 2007 si occupa di diffondere informazione sull’oppressione della comunità copta d’Egitto, proteggerne il diritto alla propria religione e alla propria identità. Affermazioni, quelle di Ramelah, che devono far riflettere in questi giorni in cui le cronache riferiscono delle pressanti richieste che le comunità islamiche in Italia stanno facendo su istituzioni e tribunali, per costruire nuovi luoghi di culto nelle nostre città, come Brescia, Milano e Lecco.
«Quello che la maggioranza degli occidentali non capisce è che edificare una moschea non è come costruire una chiesa - spiega Ramelah, egiziano residente a New York con un dottorato in architettura conseguito all’Università La Sapienza di Roma e una carriera internazionale che non ha fermato la sua battaglia per i diritti dei copti -. La moschea non è un luogo di preghiera come la chiesa cristiana ma è un’area creata allo scopo di marcare, conquistare un territorio in nome dell’Islam, che mira a espandersi fino alla costituzione di un Califfato mondiale. Le moschee sono fatte per diffondere l’integralismo islamico. Lo insegna la Storia, ma la cultura occidentale sembra non volerlo vedere».
A cosa ritiene sia dovuto questo “annebbiamento della vista” occidentale?
«Da un lato è dovuto alla vostra cultura, basata su democrazia e diritti, che sono un patrimonio giuridico importantissimo, ma che, a volte, porta a una sorta di eccesso di “garantismo”, che può essere rischioso; dall’altro pesa il “doppiogioco” di tanti imam che in arabo dicono ai propri fedeli una cosa e poi dialogando con gli occidentali, nella lingua locale, affermano l’opposto. Gli islamici si dicono moderati di fronte agli occidentali, poi predicano l’estremismo e la jihad, vi ingannano. Nel Corano Maometto ammette le bugie in tre casi: nella circostanza in cui la menzogna sia detta alla propria moglie, quando ci sia una lite tra due amici e sul campo di battaglia. Per gli islamici noi siamo infedeli e la guerra santa contro i cristiani è in corso, quindi loro ci ingannano, per sottometterci».
Non esiste, quindi, un Islam moderato?
«Nel Corano è scritto: “Uccidete gli infedeli”. E annientare o convertire i non islamici è quello che intendono  fare, perché lo dice il loro libro sacro, unica fonte di legge per ogni loro azione».
In Italia la Lega Nord si batte per una legge che regolamenti in maniera ferrea la creazione di luoghi di culto islamici, richiedendo, fra le altre cose,  un “registro per gli imam”, bilanci trasparenti e l’obbligo di un referendum per consultare la popolazione locale. Cosa ne pensa?
«Nel 2002 ero a Roma e ricordo che una sera, camminando nei pressi della Grande moschea, vidi davanti ad essa alcuni cittadini non italiani armati in maniera illegale. Mi dissero che le armi servivano a proteggere la loro moschea. Mi domandai come fosse possibile che quelle persone, dopo che le autorità italiane avevano concesso loro un luogo di culto, non esitassero a  trasgredire le leggi del vostro Stato e fossero pronti alla violenza. Ripeto: la realtà è che coloro che affermano di voler creare luoghi di culto islamici pacifici vi ingannano.  Basta ascoltare i sermoni degli imam in  Egitto, Qatar e Arabia Saudita nei quali si afferma esplicitamente che a San Pietro, il cuore della cristianità, vogliono costruire una moschea. Lo dicono in arabo, poi, quando parlano con gli occidentali negano tutto. La libertà di culto va rispettata ma bisogna essere coscienti di questa realtà. Riguardo alla costruzione delle moschee sul vostro territorio, penso che le autorità italiane  debbano poter verificare chiaramente quello che accade all’interno di questi luoghi, a partire dai messaggi che gli imam diffondono con i loro sermoni».
La sua esperienza di cristiano copto in Egitto può servire a far capire le difficoltà di convivenza tra Islam e cristianesimo …
«La minoranza copta in Egitto vive nel mirino dei gruppi islamici estremisti affiliati ai Fratelli Musulmani. Nell’esplosione di violenza di metà agosto più di ottanta chiese sono state incendiate, insieme a scuole, case e attività commerciali. È tristemente nota alle cronache la strage che fu compiuta nella notte di Capodanno del 2011 ad Alessandria d’Egitto dove un’autobomba di scagliò contro una chiesa copta provocando 21 morti. Qui a New York, dove vivo, è in cantiere il progetto di costruzione di una moschea dove prima sorgevano le due Torri Gemelle, colpite negli attentati dell’11 settembre 2001. Per me è inconcepibile, è come dare un premio all’assassino sul luogo del delitto. Questa mentalità non costruisce niente, l’Occidente apra gli occhi».

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