domenica 26 gennaio 2014

Immigrati, rifiuti e ospedali: la Lega "detta legge" al Nord

Vertice tra il segretario Salvini, i presidenti di Regione e gli amministratori padani. Dal bonus bebè alle tasse, ecco le politiche comuni per Lombardia, Piemonte e Veneto.
Così, se a Roma si parla di riforma della cittadinanza e della legge sull'immigrazione, il Carroccio fa proposte in netta controtendenza. Quindici anni di residenza in Regione prima di poter accedere a tutti i contributi economici messi a disposizione per i cittadini. È uno degli impegni comuni assunti ieri dai presidenti leghisti di Lombardia, Veneto e Piemonte, Roberto Maroni, Luca Zaia e Roberto Cota, dopo una riunione degli amministratori della Lega con il segretario, Matteo Salvini. Un «coordinamento del Nord» che tornerà a riunirsi periodicamente. L'incontro si è svolto in un albergo di Milano.
«Pensiamo a 15 anni di residenza in Regione obbligatoria per accedere a case popolari, fondi per studenti, aiuti alle famiglie per pagare gli affitti, bonus bebè per i nuovi nati» spiega il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini. Un modo indiretto per escludere gli immigrati? «Vogliamo dare la priorità a coloro che risiedono in Regione da più tempo e pagano le tasse da più tempo. Per l'erogazione di alcuni contributi, si arriva al 60 per cento di assegnazione agli immigrati. Noi vogliamo aiutare prima gli italiani in difficoltà». Salvini proclama anche una specie di stop all'accoglienza: «I governatori non accoglieranno più profughi di qualsiasi tipo, perché abbiamo già dato».
Presidenti, assessori e consiglieri regionali della Lega si sono confrontati per circa quattro ore, concludendo con una serie di politiche comuni. Oltre ai criteri di residenzialità (da elevare fino a quindici) e il no all'accoglienza dei rifugiati, le proposte sono: «Eliminare il bollo per i motorini» nelle 3 Regioni, «non accogliere rifiuti di altre Regioni», tenere aperti gli ospedali tutta la notte, come accade in Veneto. E ancora: estendere dalla Lombardia il contributo per i genitori separati con minori a carico, potenziare l'agricoltura a chilometro zero, ridurre i ticket sui farmaci in Lombardia. «Vogliamo fare il contrario di Roma sia sul piano fiscale che delle politiche sociali - sintetizza Salvini - E intendiamo organizzare un megasondaggio per l'indipendenza».
Un regionalismo spinto. Per ottenere la cittadinanza, servono dieci anni di residenza nel territorio italiano. Una proposta come quella della Lega, al di là della difficoltà ad essere approvata nei vari consigli regionali, inevitabilmente rischia di determinare contenziosi. È quel che è già accaduto in Lombardia, dove esiste un tetto minimo di cinque anni di residenza in Regione per accedere ai contributi per separati e alle case popolari. «I ricorsi di cittadini, sindacati, associazioni di categorie sono stati numerosi, ma per noi resta il significato politico della proposta» spiega Matteo Salvini.
Continua anche lo scontro con il ministro dell'Integrazione, Cecile Kyenge. Il consigliere comunale della Lega di Pordenone, Riccardo Piccinato, che è anche segretario cittadino del partito, è stato allontanato dall'aula dopo aver tentato di raggiungere la ministra prima del suo intervento. Gli uomini della scorta e agenti della Digos lo hanno bloccato e portato fuori. Al suo arrivo in prefettura, la Kyenge è stata poi accolta da fischi e insulti. Salvini commenta: «Noi continuiamo a invitarla a un dibattito sui contenuti, sull'immigrazione, ma lei rifiuta il confronto. Scappa».
di Sabrina Cottone (Giornale)

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