giovedì 16 gennaio 2014

L'Intraprendente con La Padania per la libertà di stampa

I colleghi de La Padania non hanno certo bisogno di avvocati difensori, ma l’ultima polemica col ministro Kyenge merita un paio di considerazioni. È successo che il quotidiano leghista ha pubblicato gli appuntamenti pubblici della responsabile dell’Immigrazione. Non ha trafugato l’agenda personale della signora, bensì li ha ricavati dal sito ufficiale del dicastero. Tanto è bastato per scandalizzare il Pd, che ha accusato il giornale del Carroccio di aizzare i militanti padani contro la povera Cècile. Che ha poi risposto alle polemiche con un originale «Padania chi?». In questi mesi al governo non avrà imparato a combinare qualcosa di buono, ma almeno ha memorizzato le battutine del suo leader Matteo Renzi.
Fatto sta che i democratici hanno sparato contro La Padania tutta la loro indignazione, e addirittura hanno minacciato di portare la faccenda in tribunale. Vanno capiti: sono abituati agli ultras della sinistra più o meno estrema, che in effetti vanno a caccia dell’avversario politico per sputargli addosso e non per modo di dire. Probabilmente s’illudono che pure a destra abbiano certe abitudini. Ricorderete quanto successo a Brescia durante la manifestazione del PdL di qualche mese fa, per esempio. Berlusconi aveva organizzato un comizio per parlare dei suoi guai giudiziari e decine di estremisti rossi erano scesi in piazza per minacciare i sostenitori del Cavaliere. È dell’altro giorno un altro esempio della democrazia rossa: all’università di Bologna è stato assaltato l’ufficio del professor Angelo Panebianco, punito per aver scritto sul Corriere che l’Italia non può permettersi di accogliere tutti gli immigrati che bussano alle sue coste. I signorini dei centri sociali hanno imbrattato i muri e le porte dell’ateneo dandogli del fascista e del razzista. Ci sbaglieremo, ma sembra che abbia scatenato più indignazione la trovata de La Padania piuttosto che le minacce di morte al parlamentare Pd Stefano Esposito, colpevole di essersi schierato a favore del Tav e quindi odiato dagli estremisti (per lo più anarchici e rossi, ovviamente) che giocano alla guerra con la scusa dell’Alta velocità. Peraltro, sia nel caso di Esposito che in quello di Panebianco non c’è stato bisogno che qualche giornale pubblicasse i loro indirizzi per farli minacciare e insultare a domicilio.
Scriviamo un’ovvietà che i seguaci di Renzi fingono di non capire: chi vuole andare a caccia dell’avversario politico, ci riesce benissimo senza ausilio della stampa. Oltretutto, a differenza dei bravi ragazzi dei centri sociali che tanto piacciono alla sinistra, i leghisti non si sono mai resi responsabili di aggressioni più o meno fisiche contro esponenti di altri partiti. Oddio, magari sono stati un po’ cafoni e in passato hanno fischiato Napolitano e Ciampi. Ma i signori del Pd non hanno mai beccato statuine in faccia o treppiedi in testa come accaduto a Berlusconi. Né si son dovuti guardare le spalle per paura degli hooligans leghisti o di Forza Italia. Addirittura, ci azzardiamo a dire che gli esponenti della sinistra possono tranquillamente girare per la città spingendo i propri anziani genitori in sedia a rotelle. Difficilmente saranno insultati e minacciati come successo a Letizia Moratti e a suo padre partigiano (ma non comunista) durante un vergognoso 25 aprile a Milano. Episodi ben più gravi e violenti delle pur censurabili e sgradevoli contestazioni alla Kyenge, che oltre a qualche fischio s’era beccata (molto prima degli appuntamenti pubblicizzati su La Padania) un paio di banane. Ma la quota imbecilli, signora ministro, è purtroppo bipartisan. Sulla quota imbecilli e violenti, invece, la sinistra non ha rivali.
di Albertino (L'Intraprendente)

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