lunedì 8 settembre 2014

La Scozia fa tremare il trono d'Inghilterra. Volano i secessionisti

Negli ultimi sondaggi vincono i "sì" al referendum. Il cancelliere britannico Osborne offre più autonomia a Edimburgo in cambio del "no" alle urne.
Il governo inglese offre la devolution alla Scozia in cambio della rinuncia all'indipendenza. Ancora sotto choc per il risultato dell'ultimo sondaggio domenicale che per la prima volta dava per vincente il fronte del SI, la coalizione di David Cameron tenta il tutto per tutto per vincere la partita a tavolino e si gioca anche la carta del federalismo pur di allontanare il rischio di una secessione.
Ieri il cancelliere britannico George Osborne ha dichiarato che nei prossimi giorni verrà presentato da tutti i maggiori partiti di maggioranza e opposizione un piano congiunto che offre maggiori poteri alla Scozia sia in termini fiscali che per quanto riguarda la ripartizione della spesa e del welfare oltre ad altri settori che ancora non sono stati delineati. L'annuncio è arrivato subito dopo la pubblicazione dell'ultimo sondaggio che ha reso sempre più forti i timori di una crisi costituzionale tra i membri di Westminster. L'offerta appare molto simile al pacchetto di riforme proposto al Quebec dal governo canadese nel 1995 che quella volta evitò la separazione. Fino a questo momento tutti i partiti avevano presentato delle proposte di devolution ma non si era mai raggiunto un accordo, ieri è stata la prima volta che se ne è parlato con toni decisamenti positivi rispetto a quelli minacciosi che avevano caratterizzato tutta la campagna dei sostenitori del NO.
Le varie parti politiche hanno chiarito che nell'annuncio congiunto non verranno illustrati dettagliatamente i nuovi poteri ma verrà tracciata una tabella di marcia con tempi e procedure per metterli in pratica in caso la Scozia decidesse di rimanere nel Regno Unito. «È chiaro che la Scozia vuole avere una maggiore autonomia -ha detto Osborne - e i Conservatori, i Liberaldemocratici e i Laburisti sono pronti a concederla. Nei prossimi giorni vedrete un piano di azione per offrire al Parlamento scozzese maggiori poteri. Sul fisco, sulla spesa, sul welfare. Il piano diventerà operativo se vinceranno i No. La gente deve sapere che se vota No vota per una maggiore devolution senza il rischio di una separazione, così la Scozia avrà il meglio di due mondi». Quello che è certo è che in questo modo l'Inghilterra allontanerebbe l'incubo di una crisi economica provocata da un'ipotetica scissione. Dopotutto la Scozia costituisce l'8% del Pil britannico e non è una cifra da poco. Inoltre, l'85% dei giacimenti di petrolio e gas naturale che garantiscono una fonte d'indipendenza energetica e di profitto per il Regno Unito si trovano in territorio scozzese. Una separazione potrebbe avere dunque un impatto veramente traumatico.
Per quanto riguarda la mano tesa da Osborne va ricordato che un annuncio simile venne fatto anche mesi fa, ma senza grande successo perché gli Scozzesi si fidano poco delle promesse dei loro cugini. «L'unico modo per garantire poteri addizionali al Parlamento scozzese è votare SI» ha affermato ieri il ministro delle Finanze John Swinney. Nello stesso giorno Osborne ha messo in guardia chi andrà a votare dai rischi che corre nello scegliere la scissione spiegando che una Scozia indipendente dovrà rinunciare alla sterlina, checché ne dica il primo ministro scozzese Alex Salmond. Si spinge ancora più in là il leader laburista Ed Miliband che prospetta addirittura guardie armate e controlli dei passaporti ai confini inglesi nel caso di vittoria dei SI, ipotesi anch'essa smentita dal governo scozzese ma che invece viene caldeggiata a Westminster. Intanto anche la Regina sembra essere scossa dal risultato degli ultimi sondaggi ed ha pregato il Governo di tenerla costantemente informata sull'evolversi della situazione.
di Enrica Orsini (Giornale)

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