venerdì 13 febbraio 2015

Zancan: "Stacchio ha sparato a nome di tutta l'Italia"

Le dichiarazioni del negoziante durante la trasmissione "La Zanzara".
VICENZA. 18.45 ZANCAN A LA ZANZARA: "HA SPARATO A NOME DI TUTTI".  “L’intervento di Stacchio era doveroso. Ha sparato a nome di tutto il paese, di tutta l’Italia”. Lo dice a La Zanzara su Radio 24 Roberto Zancan, proprietario della gioielleria cha subito una rapina a Ponte di Nanto, in provincia di Vicenza, durante la quale è rimasto ucciso il 41enne nomade Albano Cassol. Un membro della famiglia Cassol sostiene che il benzinaio doveva farsi gli affari suoi, chiedono i conduttori: “Se il rapinatore restava a casa sua con la famiglia, non succedeva niente. Noi onesti cittadini non possiamo neppure difenderci da bande di delinquenti patentati”. “I rapinatori – dice Zancan alla Zanzara - sono stati fortunati perché non avevo armi con me. Altrimenti avrei sparato, certo. Cosa avrei dovuto fare? Io ho una buona mira e quelle persone non mi intimidiscono. Non glielo ha ordinato nessuno di fare le rapine”. “Adesso uno non lo fa più” - ,dice rivolto alla persona morta. “Dopo tutto quello che ho subito – dice Zancan a Radio 24 – un rapinatore morto non mi fa tanta pena”. “In casa ho diverse armi – sostiene Zancan – ma non ho porto d’armi. Da quando sono stato sequestrato con i miei figli piccoli dentro casa, non l’ho voluto più. Io ora ho le armi, ma non ho più il porto d’armi. Ora ho chiesto di averlo nuovamente”.
ORE 18.01 ALTIVOLE (TV). Si è svolto oggi pomeriggio, senza tensioni, il funerale di Albano Cassol, il nomade di 41 anni di Fontanelle (Treviso) rimasto ucciso nella sparatoria con un benzinaio mentre con altri complici stava compiendo una rapina in una gioielleria a Ponte di Nanto, nel vicentino, il 3 febbraio scorso. Alla cerimonia, durata in tutto mezz’ora, hanno potuto assistere soltanto gli appartenenti alle numerose famiglie unite da legami di parentela con la vittima, ciascuna presente con una ghirlanda di fiori. Ad un fioraio locale erano state ordinate 40 corone di identica dimensione e fattura, differenziate soltanto per la composizione floreale. A presidiare la chiesa e i dintorni, fino al cimitero lontano circa 500 metri, un nutrito schieramento di forze dell’ordine. L’accesso al piazzale ed all’edificio religioso è stato precluso alla stampa. Misure ritenute necessarie vista la tensione sollevata dal caso, con l’ostilità manifestata dall’opinione pubblica e la comunità nomade invece stretta in difesa del proprio congiunto. Il rito è stato officiato dal parroco di Altivole, don Luciano Marchioretto. La salma, accompagnata da un corteo composto in larga misura da giovanissimi e bambini, è stata tumulata in un loculo non lontano dalla sepoltura della madre del defunto.
GdV 13.02.2015

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