sabato 5 ottobre 2013

Le colpe della Bossi-Fini e quelle degli “accoglienti”




Sono d'accordo con la Kyenge quando dice che la Bossi-Fini è responsabile delle tragedie del mare che coinvolgono i migranti. Sì sono d'accordo, ma per ragioni opposte alle sue.
La Bossi-Fini è responsabile non perchè troppo dura, ma perchè del tutto inapplicata e, anche se applicata, concepita male (causa AN) e subito trasformata in un colabrodo.
E' la consapevolezza che non esiste una legge seria contro l'entrata clandestina a spingere migliaia di persone a tentare la traversata e non a caso tutti si riversano solo ed unicamente sull'Italia e non più su Spagna, Grecia e Francia. Sanno che là saranno respinti e non tentano neppure. Sarebbe così anche con l'Italia se al di là del mare si mandassero segnali chiari di chiusura e l'esperienza Maroni, che pure non aveva usato il pugno di ferro, lo dimostra.
Perchè gli sbarchi sono ricominciati e si sono gonfiati come mai prima? Proprio perchè da Roma sono partiti segnali di apertura, con ministri che vanno in TV a dire che l'entrata clandestina non è reato, che i clandestini debbono godere degli stessi diritti dei cittadini e via delirando. Messaggi che via satellite e via internet rimbalzano immediatamente nel resto del mondo e accendono le speranze non solo di chi ha già deciso di lasciare il proprio paese, ma anche di chi magari non ci aveva mai pensato ma di fronte ad una prospettiva così allettante comincia a fantasticare , abbandonando i propri progetti locali e azzerando i risparmi di amici e parenti per permettere un viaggio assurdo che arricchirà le bande beduine e probabilmente finirà male.
Benedetto XVI, che parlava quando era necessario e ponderava bene le parole, aveva ricordato che esiste un diritto alla migrazione, ma esiste anche un diritto a non migrare e a rimanere sulla propria terra per costruire o ricostruire lì il proprio futuro. Un diritto distrutto dai propagandisti dell'emigrazione a tutti i costi. Come resistere alle sirene d'oltremare e ai racconti sull'Europa e sull'Italia paese dei balocchi?  Difficile. E infatti sulle barche non ci sono solo perseguitati profughi di guerra, ma spessissimo anche giovani nordafricani che partono all'avventura, non spinti dalla fame o dalla paura, ma attratti dalla calamita del Luna Park Italia, come certifica addirittura il Consiglio d'Europa che scrive che “a causa di sistemi di intercettazione e dissuasione inadeguati” il Belpaese si è trasformato in un magnete per l'immigrazione.
Onestamente dunque non si capisce come pensino la Kyenge e la sinistra di risolvere il problema  eliminando anche il ricordo della già non applicata Bossi-Fini. A quel punto l'entrata libera moltiplicherà le partenze e arricchirà ancor di più i trafficanti di uomini, oppure, come suggerisce qualche illuminato a sinistra, si dovranno organizzare i traghetti ufficiali dall'Africa all'Italia. Bene: questo vorrà dire che mezza Africa si metterà in viaggio e a quel punto cosa si fa? Accogliamo tutti? Parliamo di decine di milioni di persone. Dove li mettiamo? Come li manteniamo? Domande stupide, lo so, ma fondamentali per la sopravvivenza di un paese già disastrato. La verità è che a un certo punto si  cercherà di mettere un freno comunque, e probabilmente saranno gli stessi immigrati già arrivati a chiederlo, ma sarà troppo tardi. Si dice che l'Europa ci darà una mano. Più probabile invece che l'Europa li rispedisca tutti in Italia (come han già fatto tedeschi, francesi e austriaci) e, di fatto, chiuda le frontiere tra noi e il nord.
Aggiungerei un'altra considerazione: l'accoglienza di chi fugge da una guerra è sacrosanta, ma fa specie constatare che la sinistra “accogliente” è anche quella che ha spinto alla guerra contro Gheddafi e all'intervento in Siria a fianco dei ribelli pericolosamente collusi con i terroristi islamisti. Risultato? Come ampiamente pronosticato la Libia si è trasformata in uno stato pirata gestita da bande criminali e trafficanti di uomini da scaricare in Italia e la Siria laica e pacifica è diventata un inferno da cui, i cristiani in primis, sono costretti a fuggire. Senza parlare del Corno d'Africa, Somalia ed Eritrea in primis, dove una politica di cooperazione seria ed onesta avrebbe contribuito a mantenere la gente a casa propria e sarebbe costata infinitamente meno che una fallimentare “gestione” di migliaia di profughi in Italia.
Queste però sono considerazioni troppo razionali per un paese allo sbando.
di Max Ferrari

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