mercoledì 23 ottobre 2013

Profughi, l'eurotruffa della commissaria

Cita dati fuorvianti sulle richieste d'asilo, sbandiera i fondi elargiti (coi nostri soldi) e poi conclude: "Arrangiatevi".
A legger l'intervista di ieri al Corriere della Sera di Cecilia Malmstrom vien da chiedersi «ci è?» o «ci fa?». O meglio la Commissaria agli affari interni dell'Unione Europea cerca scientemente di fregarci o proprio non c'arriva?
L'attenuante dell'incapacità d'intendere e volere mal s'adatta però a una signora che mastica pane e politica da quand'era ventenne, comunica in sette lingue, tra cui l'italiano, e sbriga questioni europee da un ventennio. Dunque c'è da propendere per il dolo. Un dolo sfrontato e palese, reiterato in almeno in tre passaggi dell'intervista. Un dolo rimodulato solo quando il ministro dell'interno Angelino Alfano la costringe a rimangiarsi le proprie dichiarazioni ribadendo con determinazione l'indisponibilità italiana ad «accettare compromessi al ribasso» nel corso del Consiglio europeo al via domani a Bruxelles. Dichiarazioni ribadite anche da Letta che all'Ue ha chiesto «atti immediati», a cui la commissaria ha replicato con un vago: «Noto una convergenza tra le proposte italiane e quelle di Bruxelles». Purtroppo per Cecilia però verba volant e scripta manent.
Partiamo dunque dalla risposta in cui ci rimprovera la cattiva gestione dei fondi per 614 milioni di euro assegnatici dalla Ue per gestire i flussi migratori e i confini. Quei soldi, al contrario di quel che insinua Cecilia, l'Italia non li ruba e non li elemosina. Sono in gran parte soldi nostri visto che anche nel 2011, all'apice della crisi, il Belpaese ha versato nelle casse dell'unione 16, 1 miliardi di euro, aggiudicandosi il titolo di principale contribuente netto. O meglio di grande Pantalone costretto a pagare in cambio di poco o nulla visto che la differenza tra il pagato e il ricevuto è nel 2011 di ben sei miliardi.
Problemucci che la Svezia di Cecilia, così fraterna con gli immigrati, manco si sogna potendosi permettere il lusso di versare all'Europa sei volte meno. Prima di rimproverarci la gestione dei soldi - restituitici dall'Europa in cambio di una bella cresta - la maestrina Malmstrom dovrebbe dunque controllare chi paga il suo stipendio. E farci capire chi finanzia la sua malafede. A legger l' intervista l'Italia non dovrebbe manco permettersi di chiedere al Consiglio Europeo la revisione delle regole che c'impediscono di ridistribuire i profughi negli altri paesi membri.
A sentir lei dovremmo tenerci tutti i disgraziati ripescati nel sud del Mediterraneo. Anche se nel frattempo i muri eretti in Grecia e progettati in Bulgaria trasformano il Mediterraneo nell'unica porta d'accesso al vecchio continente. Anche se le nostre navi sono le uniche a salvare le vittime degli «orribili eventi» che tanto turbano la sensibile Cecilia. E il nostro governo è l'unico ad aver pronta una missione ad hoc per salvarle.
Ma a Cecilia poco importa perché nel suo mazzo c'è un asso per ogni plagio. Per condannarci ad ultima spiaggia paragona le sole 15.700 richieste d'asilo ricevute nel 2012 con le 75mila della Germania, le 60mila della Francia e le 44mila della Svezia. Peccato che solo un anno prima l'Italia ne abbia ricevute 37.350 posizionandosi al quarto posto dopo Stati Uniti (99400), Francia (51.900 e Germania(45.700).
Ma l'evidenza della malafede del Commissario Malmstrom emerge dall'esame dei dati Eurostat del secondo trimestre 2013. In quel periodo la Germania ha respinto il 61% delle 15.455 richieste concedendo 10.350 asili e bloccandone 5.105. La Francia ha respinto l'81% delle 14.955 richieste. La Svezia ne ha negato il 51% su 11.610.
L'Italia ha invece concluso 6.820 istruttorie accogliendone 3.685 con una percentuale positiva del 54%, ben superiore cioè al 49% di pareri favorevoli emessi nella generosa terra natale della signora Malmstrom. Una che se fosse nata a Napoli avrebbero già ribattezzato Cecilia u' mariuol.
di Gian Micalessin (Giornale)

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