martedì 15 ottobre 2013

“Mare nostrum”? Chiamatela missione Kyenge...



Intanto il ministro mette le mani sull’Inps: «Una riforma  per garantire le pensioni  ad immigrati che tornano nel loro Paese».Borghezio: «Via molto pericolosa.  E a pagare sarà sempre Pantalone». 
Alla fine quella più felice di tutti è lei: il ministro Kyenge. In fondo la missione “Mare nostrum” è in buona parte una sua idea. Un ponte umanitario a spese degli italiani. Così le misure decise dal governo sono «un’ottima partenza».
Appunto, partenza, sostiene il ministro dell’ Integrazione a margine  dell’inaugurazione dell’anno scolastico all’Istituto Daniele Manin di Roma. E di arrivi ve ne saranno sempre di più se ora ad aspettarli a braccia aperte ci sono i “traghetti” della Marina.
Ma lei è soddisfatta. E non lo nasconde: «Sono state condivise anche dal mio ministero e credo  sia una cosa positiva che finalmente si sia posto l’accento sulle  politiche di immigrazione».   Un segnale, quello dell’iniziativa italiana, che servirà, secondo Kyenge, a far riflettere il prossimo Consiglio europeo sul tema  dell’immigrazione, degli sbarchi, dell’asilo.
Ma il ministro si è già portata avanti, in attesa di cancellare la Bossi-Fini e introdurre lo Ius Soli. Ha messo di fatto le mani avanti sulle pensioni Inps. In che senso? Vuole cambiare gli accordi di reciprocità. Lo ha detto a “serenamente” a Che tempo che fa.
Cecile ci tiene molto: non ad alzare le pensioni minime, non per garantire agli anziani che oggi vivono con poche centinaia di euro di riuscire a tirare a fine mese, ma per assicurare a tutti gli immigrati che lasciano l'Italia di percepire una pensione (pagata dal nostro ente di previdenza sociale) nel loro Paese.
«Oggi una persona che lascia il nostro Paese per tornare nel suo Paese di origine non può usufruire della pensione nè accedere ai contributi versati in Italia». Lavorando a stretto gomito con la Farnesina, il ministero del Lavoro e l’Inps, la Kyenge si è quindi messa sotto per cambiare gli accordi di reciprocità in modo che chi torna al proprio paese d’origine dopo aver lavorato in Italia possa percepire la pensione e recuperare i contributi.
di Simone Girardin

 

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